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ARGOMENTO: LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. DeAndrè
LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. DeAndrè 6 Anni 2 Mesi fa #1
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Nessuno avrebbe detto che un po’ di tempo dopo quell’entrata in Gerusalemme, salutato come un re da una folla festante, Gesù sarebbe finito inchiodato ad una croce. Strano destino spetta agli idealisti. Qual la causa di questo rovescio?
Questioni di potere si leggono sulle labbra di Caifa, sommo sacerdote che intuendo il pericolo di una divisione politica dei giudei trova la soluzione politica più favorevole per la sopravvivenza della sua nazione. Guardata dagli avvenimenti del dopo quella domenica diventa il giorno delle illusioni. L’impatto con il potere la fa diventare funerea, l’ultima per l' utopia cristiana. Qualcosa di simile ma terribilmente meno teologico è ciò che narra Faber. Chi ha vissuto quegli anni di fine ’80 inizi dei ’90, ricorda il facile entusiasmo che accompagnò la caduta del muro di Berlino e con essa la dissoluzione del sistema sovietico. Come tutti i grandi avvenimenti fu vissuto nel segno della liberazione, dell’avvento di una nuova epoca di giustizia e di pace a cui però si associò un clima di resa dei conti più o meno evidente nei confronti di chi aveva osato mettere in discussione il modello economico capitalistico e con esso lo stile di vita occidentale. Molto prima del 1989 infatti, si era tentato di dare un senso alla storia, una sterzata concepita filosoficamente e realizzata politicamente con il sistema sovietico che aveva retto per ottanta anni la sfida con il resto del mondo e finita poi ingloriosamente con il crollo del muro di Berlino. E’ questo clima da verità trionfante che finalmente mette all’ indice la parte perdente che diventa protagonista nel canto di Faber e si respira in tutto il brano a partire dall’ incipit dove un uomo è rincorso da oscuri nemici -le cronache parlano di un vecchio dato alle fiamme da due balordi- Chi è costui? Un povero vecchio, un poeta della Baggina con la lampadina del pensiero sempre accesa, forse un brigatista della prima ora, che scappa da Milano per raggiungere Trento—Le due città prese a simbolo rispettivamente dell’Italia industriale e dell’utopia rivoluzionaria delle Brigate Rosse. Fu lì infatti che studiarono Renato Curcio e Mara Cagol, fondatori del partito rivoluzionario- . La fuga è un tentativo della parte sconfitta di un ritorno alle origini percorrendo all’indietro quell’asse che aveva condotto l’idea rivoluzionaria nel cuore della società industrializzata e dunque alla stessa da cui erano scaturiti tutti i PC del mondo e che ora si ritrovavano a raccogliere la polvere del marxismo-leninismo? Forse. L’inseguimento invece si inserisce nel quadro punitivo e persecutorio di cui si parlava in precedenza: Tentò la fuga in tram verso le sei del mattino dalla bottiglia di orzata dove galleggiava Milano non fu difficile seguirlo il poeta della Baggina la sua anima accesa mandava luce di lampadina gli incendiarono il letto sulla strada di Trento riuscì a salvarsi dalla sua barba un pettirosso da combattimento. Quel tram su cui tenta la fuga va incontro ad un mondo paradossale, sconvolto dalla scomparsa di un simbolo che spaccava in due la terra. Così i polacchi finalmente liberi dall’oppressione sovietica che avevano combattuto, appaiono in ginocchio nell’ atto di servire quegli stessi che adesso fuggono verso il mare, con le loro responsabilità di regime come fece nel periodo bellico chi si era compromesso con il fascismo, regnanti compresi. Rimangono quelli che sanno approfittare dell’occasione offerta dal mondo in putrefazione, i venditori di saponette con cui lavarsi le mani e la faccia per ricominciare come se niente fosse, gli affaristi senza scrupolo che adesso hanno liberi i mercati dell’est, a cui mostrare la pancia per riempirla di lauti affari. I polacchi non morirono subito e inginocchiati agli ultimi semafori rifacevano il trucco alle troie di regime lanciate verso il mare i trafficanti di saponette mettevano pancia verso est E intanto delle vecchie conoscenze sembrano riemergere dal nulla in cui erano precipitati. I demoni di un Quarto Reich sembrano rinascere ma non possono impedire di mostrare la loro natura animalesca, di scimmie riconoscibili dal culo di fuori. Il crollo del muro dunque ha liberato vecchi fantasmi creduti estinti per sempre, normalizzatori per antonomasia e a suon di camere a gas e forni crematori, che adesso, dopo anni sotto chiave ritornano a correre per l’Europa per dar corpo ad un nuovo tipo di nazismo, più evoluto ma pur sempre inumano. Quanti sono oggi i figli di queste scimmie? Questi versi dunque indicano una direzione, qualcosa che i poeti talvolta intravedono. Camuffati altrimenti, riciclati nella modernità gli spettri della Germania nazista tornano ad avere voce in capitolo e a rappresentare il paradigma della normalizzazione in un quadro geopolitico che cambia le regole da un giorno all’altro: chi si convertiva nel novanta era dispensato nel novantuno la scimmia del quarto Reich ballava la polka sopra il muro e mentre si arrampicava le abbiamo visto tutto il culo L’opera prima consiste in una riedificazione del più grande monumento funebre mai costruito: la piramide di Cheope, precedentemente spogliata dei suoi marmi, ma che ora esige di essere ricostruita masso per masso, schiavo per schiavo comunista per comunista non era la simbologia mortuaria nel carnet della cultura nazifascista? La Germania unita e vicina a realizzarsi e con essa l’Europa è dunque vista come la costruzione di qualcosa niente affatto estranea al suo passato prossimo? Ma i versi nel passaggio dal primo al terzo acquistano connotati inquietanti. Bisogna restituire alla piramide non solo i massi – sono gli stessi del muro?-ma anche gli schiavi che l’hanno costruita ed i loro ultimi rappresentanti sulla terra: i comunisti, nella loro veste di proletariato, rimasto tale dopo il passaggio attraverso l’illusoria liberazione da parte della rivoluzione russa e dopo il crollo dei regimi che essa aveva edificato. All’interno di questo immenso sarcofago che rappresenta la nuova Europa, sarà sistemato il sistema comunista instaurato nella Russia sovietica e nei paesi del patto di Varsavia. Come la domenica delle palme è quella in cui Gesù va incontro alla sua fine terrena e nell’apparenza è un giorno di solennità e festa, così trascorre quella delle salme investita di gas esilarante, in cui le responsabilità si scaricano sugli altri in grande tranquillità mentre a rivestire il ruolo del Nazareno è proprio l’Utopia comunista, rea di ogni colpa La domenica delle salme non si udirono fucilate il gas esilarante presidiava le strade. La domenica delle salme si portò via tutti i pensieri e le regine del tua culpa affollarono i parrucchieri. Che farsene allora dei superstiti come Renato Curcio, che sembra la reincarnazione del carbonaro Maroncelli, che come lui mai tradì i suoi compagni. Il suo destino è nelle mani degli aguzzini che possono decidere se farlo sopravvivere (amputandogli la gamba) o meno. A questo punto che sopravviva o meno non ha molta importanza. Senza una gamba non darà più problemi. L’annunciazione della amputazione è anche quella della sua uscita di scena, definitivamente sconfitto. Nell'assolata galera patria il secondo secondino disse a "Baffi di Sego" che era il primo si può fare domani sul far del mattino e furono inviati messi fanti cavalli cani ed un somaro ad annunciare l'amputazione della gamba di Renato Curcio il carbonaro D’ora in poi sarà la celebrazione del trionfo ad occupare la scena. Primo tra tutti il ministro dei temporali, rappresentante di quella genia di politici che pensava di approfittare della fortuna capitata per banchettare sulle spoglie di un elettorato allo sbando. Ve li ricordate? Tutti quelli che qualche tempo dopo finirono sotto inchiesta di Mani Pulite? il ministro dei temporali in un tripudio di tromboni auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni - voglio vivere in una città dove all'ora dell'aperitivo non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo – In questo momento di sbandamento generale ben pochi sanno cosa fare. Mentre il pensiero normalizzatore invade la città e celebra le esequie del defunto ideale inneggiando alla giovinezza, a difesa della libertà sono schierati lui e suo cugino De Andrade, (poeta brasiliano), in virtù delle loro incrollabili fedi e di quello che avevano predisposto già da tempo per difendersi dalla società “civile”. Il cannone in questo senso diventa l’arma del pensiero indipendente con cui far fuoco sulla cosiddetta “civiltà” della normalizzazione, la sua logica di invadenza, la sua ipocrisia. Non a caso a possederne uno sono due cugini d'arte, l'uno cantautore e l'altro poeta, uniti per giunta dalla radice di un cognome . Non tutto dunque è perduto e la poesia, che non fa mai uso del manzoniano “ servo encomio e codardo oltraggio”, è l’unica arma capace di schierarsi dalla parte della libertà\verità: a tarda sera io e il mio illustre cugino De Andrade eravamo gli ultimi cittadini liberi di questa famosa città civile perché avevamo un cannone nel cortile. La domenica delle salme nessuno si fece male tutti a seguire il feretro del defunto ideale la domenica delle salme si sentiva cantare - quant'è bella giovinezza non vogliamo più invecchiare -. L’immagine finale è un rimando ancora alla domenica delle palme, ai pellegrini viandanti accorsi per la Pasqua a vedere Gesù trionfante ed invece si trovano dispersi, costretti a nascondersi quando diventa chiaro che il potere costituito sta avendo la meglio sulle idee cristiane. Lo scenario finale è da resa dei conti tra un popolo disilluso, allo sbando, ridotto a vivere nelle catacombe e un’intellighenzia, qui esemplificata dai cantautori, accusati di essersi compromessi in mille maniere con il regime ed in extenso il pensiero va diritto alla politica del vecchio PCI, che pur avendo avuto la capacità di cambiare tutto radicalmente ha invece imbracciato la via dell’omologazione al sistema capitalistico finendone schiacciata: Gli ultimi viandanti si ritirarono nelle catacombe accesero la televisione e ci guardarono cantare per una mezz'oretta poi ci mandarono a cagare -voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio con i pianoforti a tracolla vestiti da Pinocchio voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti per l'Amazzonia e per la pecunia nei palastilisti e dai padri Maristi voi avevate voci potenti lingue allenate a battere il tamburo voi avevate voci potenti adatte per il vaffanculo – Di tutta questa gente, rimangono sul campo soltanto i nostalgici che come becchini portano in spalle il cadavere dell’Utopia in uno teatro di pace “terrificante” dettata dai vincitori che hanno riportato l’ordine sull’ intero continente ma non la democrazia e non temono più nessuno perché a fronteggiare le loro malefatte sono solo cori di vibrante protesta di grilli e cicale, completamente inutili, assurdi e fastidiosi. La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia la domenica delle salme fu una domenica come tante il giorno dopo c'erano segni di una pace terrificante mentre il cuore d'Italia da Palermo ad Aosta si gonfiava in un coro di vibrante protesta. A noi, come ai due poeti di sopra resta in eredità il loro cannone, sempre che ne siamo degni di caricarlo di parole vere e non di bugie e narcisistiche avventure nel mondo contemporaneo. Chissà poi che ne è stato di quel pettirosso da combattimento che si levò dalla barba del vecchio rivoluzionario in fuga. Chi gli dà un nome e cognome di donna combattente, a me invece piace pensare al suo canto, come a quello di quei poeti come Faber, per intenderci, che si sporcano il petto col sangue dei poveri cristi sulla terra nel tentativo di denunciare l'ingiustizia nei confronti di questi ultimi o quanto meno di segnalare il loro diritto ad un’esistenza degna. Nota: Il brano “ La domenica delle salme” di Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani fa parte dell’album “ le Nuvole” (Ricordi-Fonit cetra, 1990). Ovviamente quella di sopra è la mia lettura. Per un’analisi più dettagliata e letterale del testo si rimanda alla vasta letteratura sull’argomento presente in rete e nelle librerie. |
Ultima modifica: 6 Anni 1 Mese fa da fintipa2.
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LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. Dendrè 6 Anni 1 Mese fa #2
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Una lettura davvero interessante, ricca di spunti e di grande attenzione al sociale, alla storia, partendo dalla famosa domenica delle palme ad oggi. Il tuo commento impeccabile, meticoloso, sapiente che rivela quanto ti stia a cuore il cuore stesso della società. E' una triste eredità quella che ci sta toccando di vivere e spero non sia acora peggio per le nuove generazioni ormai disilluse, disincantate, orientate da questo sistema assurdo e subdolo, verso la direzione della violenza, dell'opportunismo, la tendenza all'avere e non all'essere. La caduta delle utopie a favore del denaro, ha sconfitto l'uomo...ma la tenacia dei pochi
sarà onnipotente.! Grazie per averci proposto questa meravigliosa riflessione... verameente grazie P:S sottolineo che non sono io , in grado di commentare adeguatamente,i quanto mi manca la connoscenza di alcuni episodi importanti della nostra storia, e per questo ti chiedo umilmente scusa..................HERA |
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LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. DeAndrè 6 Anni 1 Mese fa #3
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Ho letto e ho apprezzato tantissimo.
Forse è vero, forse siamo noi i pettirossi da combattimento. Animali bellissimi e spavaldi, litigiosi e territoriali, ma anche genitori dolci e premurosi. Una leggenda dice che si siano sporcati il collo di rosso cercando di togliere spine dalla fronte di Gesù. Grazie per il bel lavoro. Charlie |
Ultima modifica: 6 Anni 1 Mese fa da Charlie.
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Ringraziano per il messaggio: fintipa2
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LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. DeAndrè 6 Anni 1 Mese fa #4
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un' esegesi davvero interessante che mette in luce l'amore per la poesia del Faber e per la sociologia.
Bravo,un piacere leggere . ciao |
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Ringraziano per il messaggio: Silvana Montarello, fintipa2
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LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. DeAndrè 6 Anni 1 Mese fa #5
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Ringrazio tutti\e. Questo commento nasce da una passione infinita per F. de Andrè, forse l'unico nel panorama italiano, che è stato capace di coniugare felicemente poesia e musica. A parer mio, ovviamente. ciao
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Ringraziano per il messaggio: Charlie, Silvana Montarello
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LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. DeAndrè 6 Anni 1 Mese fa #6
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Magnifica lettura. A testimonianza, ancora una volta, delle tue non comuni capacità interpretative. Condivido incondizionatamente anche le valutazioni su Fabrizio De Andrè.
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LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. DeAndrè 6 Anni 1 Mese fa #7
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Antilirico ha scritto:
Magnifica lettura. A testimonianza, ancora una volta, delle tue non comuni capacità interpretative. Condivido incondizionatamente anche le valutazioni su Fabrizio De Andrè. ti ringrazio sinceramente, ciao franco |
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Ringraziano per il messaggio: Silvana Montarello
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LEGGENDO “ LA DOMENICA DELLE SALME “ Di F. DeAndrè 6 Anni 1 Mese fa #8
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Al solo leggere un testo di De Andrè mi commuovo, come ho fatto nel leggere questa analisi, impeccabile, sublime, attenta, emozionante. Ti ringrazio per aver dato ulteriore arte ad una canzone che incarna meraviglia e sapere. Mi inchino. HL.
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