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ARGOMENTO: Ciao amore ciao (Luigi Tenco, 1967)

Ciao amore ciao (Luigi Tenco, 1967) 5 Anni 2 Mesi fa #1

  • fintipa2
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La canzone fotografa sinteticamente la vita di un emigrante e attraverso questo dramma quello dell’ abbandono della donna amata. A un “prima“ vissuto in una terra contadina legato alla precarietà e all’incognita del domani

La solita strada, bianca come il sale
Il grano da crescere, I campi da arare
Guardare ogni giorno
Se piove o c'è il sole
Per saper se domani
Si vive o si muore
E un bel giorno dire basta e andare via


l’artista contrappone il sogno di una vita migliore in una città lontana:

Andare via lontano
A cercare un altro mondo
Dire addio al cortile
Andarsene sognando


Ma questa, una volta diventata “dopo” rivela drammaticamente ben presto quello che è: luci e strade grigie dove l’ identità è azzerata e il bagaglio culturale che si è portato dietro è nulla in confronto alla nuova conoscenza che è necessario acquisire per vivere.

E poi mille strade grigie come il fumo
In un mondo di luci sentirsi nessuno
Saltare cent'anni in un giorno solo


A rimarcare la differenza qualitativa della vita è quella quantitativa delle velocità con cui ci si muove nei due mondi, l’una associata al carri trainati dagli animali, l’altro agli aerei nel cielo.

Dai carri dei campi
Agli aerei nel cielo
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te


Subentra allora il momento dello sconforto acuito dal ricordo della donna amata riassunto in una riflessione sull’esistenza, sulla difficoltà di acquisire il nuovo una volta azzerata la propria cultura e sull’impossibilità di tornare indietro a causa della nuova collocazione sociale in una zona di povertà irreversibile al servizio della realtà industriale:

Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
E non avere un soldo nemmeno per tornare



È il tipo d’uomo che nel dopoguerra partiva dal Sud povero con le valigie di cartone per approdare al Nord e imbracciare la via della proletarizzazione, lo stesso protagonista di “Rocco e i suoi fratelli” di L. Visconti, che tutti quelli della mia generazione hanno conosciuto. La canzone termina con un’invocazione disperata alla donna amata, che non potrà più rivedere.
Ecco, questa è la mia lettura del brano che Tenco presentò al festival di Sanremo nel 1967, dove il ritornello che dà il titolo alla canzone:

Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao


ha tre significati diversi e rappresenta un piccolo capolavoro nel capolavoro.
Il primo è un addio carico di commozione e speranze, il secondo è un ricordo impregnato di nostalgia, il terzo invece è solo disperazione assoluta.
Tre momenti che danno il dramma esistenziale di un uomo sradicato dalla sua terra e catapultato in un mondo più grande di lui e sottoposto ad un processo di spoliazione e frustrazione sia culturale che spirituale, contro cui l’unico sentimento in lotta è quello dell’amore che però è diventato impossibile a causa di una forza che soffia in verso contrario ai destini di un intera classe sociale.

testo:
La solita strada, bianca come il sale
Il grano da crescere, I campi da arare
Guardare ogni giorno
Se piove o c'è il sole
Per saper se domani
Si vive o si muore
E un bel giorno dire basta e andare via
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Andare via lontano
A cercare un altro mondo
Dire addio al cortile
Andarsene sognando
E poi mille strade grigie come il fumo
In un mondo di luci sentirsi nessuno
Saltare cent'anni in un giorno solo
Dai carri dei campi
Agli aerei nel cielo
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
E non avere un soldo nemmeno per tornare
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ultima modifica: 5 Anni 2 Mesi fa da fintipa2.
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Ringraziano per il messaggio: Aita Carla

Ciao amore ciao (Luigi Tenco, 1967) 5 Anni 2 Mesi fa #2

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Questo è il Tenco che amo!
Qui c'è interpretazione, anima, voce, stile. Il caldo di un saluto e una goccia d'umido addio.
Ci sono alcune rime... ma anche no eppure tutto scorre, scivola, mai incespica: un brano egregiamente interpretato da Dalida.
No, non amo Tenco in assoluto, a volte per la voce, altre per il brano che non amo ma questo, come dicevo, è il Tenco che amo.

Sono nata in quell'annoooooooooo

Ciao


Carla
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Ciao amore ciao (Luigi Tenco, 1967) 5 Anni 2 Mesi fa #3

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Ciao Carla,
per la stringatezza del testo, l’accostamento drammatico del prima e del dopo che vede il protagonista fiondato-quasi senza soluzione di continuità- da un mondo contadino verso la società industriale, per i temi trattati della perdita di sé stesso, dell’annientamento dell’individuo di fronte all’ infinita reificazione del mondo moderno, della solitudine nella società di massa, penso a questo brano come ad un capolavoro che potrebbe fare testo nella panoramica della poesia moderna ed al suo autore con la grandezza che non gli è stata mai accreditata confinandolo al solo mondo della canzone.
un caro saluto e grazie per esserti soffermata.
Franco
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Ringraziano per il messaggio: Aita Carla

Ciao amore ciao (Luigi Tenco, 1967) 5 Anni 2 Mesi fa #4

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Mia madre ha passato una vita a dirmelo: Tenco non meritava il trattamento ricevuto e il Festival avrebbe dovuto vincerlo lui.
Lei aveva ben 43 anni in più da me e almeno quattro generazioni ci allontanavano. Il fatto è che non sono vissuta in quel periodo e, storicamente e musicalmente parlando, ne posso sapere e dire ben poco. Ho ascoltato i suoi testi ed ho capito che era un Rino Gaetano dei miei tempi.
Quelli fuori stagione, quelli che sono troppo avanti rispetto agli altri (dico anche che ad altisssssimi livelli fossero o fosse scomodi e scomodo),
quelli che fanno pensare proprio quando i "grandi" vorrebbero degli automi, burattini da guidare e invece no, per dindirindina, arriva questo e ci fa pensare. Naaaaaaaa, non va bene.
Certe persone non sono in vendita quindi non acquistabili, proprietarie del loro pensiero e del loro pensare, al di là del tempo e dello spazio ma sempre, sempre, sul filo delle emozioni e delle icone fotografiche del nostro essere società, mondo, persone.
Questo la serata mi ha portata a pubblicare.
Ciao Franco
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Ciao amore ciao (Luigi Tenco, 1967) 5 Anni 2 Mesi fa #5

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In realtà, questo era il testo originale



Nel 1967 si presentò (Fabrizio De André sostenne che non ne era affatto entusiasta, e che andò controvoglia[32]) al Festival di Sanremo con la canzone Ciao amore ciao, cantata, come si usava a quel tempo, da due artisti separatamente (in questo caso si trattava dello stesso Tenco e di Dalida).
In realtà, il brano aveva inizialmente un altro testo e un altro titolo, Li vidi tornare (il provino con il testo originale venne pubblicato qualche anno dopo in un'antologia della RCA Lineatre), ma Tenco decise di modificare le parole originali di tono antimilitarista ("dicevano domani / domani torneremo / Chiedevo alla gente / quando torneranno / la gente piangeva / senza dirmi niente"), per non incorrere nella censura, poiché parlavano di alcuni soldati che partivano per la guerra durante il Risorgimento ed erano ispirate ai versi della poesia di Luigi Mercantini La spigolatrice di Sapri sulla sfortunata spedizione di Sapri di Carlo Pisacane ("Erano trecento / erano giovani e forti"). Soltanto il ritornello ("ciao amore, ciao amore, ciao") era uguale. Il testo presentato invece era una canzone d'amore sullo sfondo dell'emigrazione italiana verso le Americhe ("in un mondo di luci, sentirsi nessuno"). Il brano di Tenco non venne apprezzato dagli organizzatori del Festival e non fu ammesso alla serata finale, classificandosi al dodicesimo posto. Fallito anche il ripescaggio, dove fu favorita la canzone La rivoluzione di Gianni Pettenati, pare che Tenco sia stato preso dallo sconforto.

da

it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Tenco

cmq, sarà... a me il testo portato al festival è la sua autobiografia.
Almeno, per quello che ho appreso in rete e un po' di intuito...

«La mia più grande ambizione è quella di fare in modo che la gente possa capire chi sono io attraverso le mie canzoni, cosa che non è ancora successa.»
(Luigi Tenco, intervista con Sandro Ciotti 1962[5])
Ultima modifica: 5 Anni 2 Mesi fa da sasha.
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Ciao amore ciao (Luigi Tenco, 1967) 5 Anni 2 Mesi fa #6

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Li vidi tornare (L. Tenco)

Li vidi passare
vicino al mio campo
ero un ragazzino
stavo lì a giocare

Erano trecento
erano giovani e forti
andavano al fronte
col sole negli occhi

E cantavano cantavano
tutti in coro
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao

Ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao

Avrei dato la vita
per essere con loro
dicevano domani
domani torneremo

Aspettai domani
per giorni e per giorni
col sole nei campi
e poi con la neve

Chiedevo alla gente
quando torneranno
la gente piangeva
senza dirmi niente

E da solo io cantavo
in mezzo ai prati
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao

Ma una sera ad un tratto
chiusi gli occhi e capii
e quella notte in sogno
io li vidi tornare

Ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao
ciao amore ciao amore
ciao amore ciao

se la versione più nota e da me commentata era un pugno negli occhi dell'industria discografica come parte di un tutto che si avviava verso i "trionfi" del mondo capitalistico attuale e di tutto ciò che gira\va intorno ad essa, questa che lambiva l'orrore per ogni guerra e metteva in discussione persino il Risorgimento come sarebbe stata giudicata? Di sfondo a queste due canzoni c'era (e c'è) un mondo duro capace di distruzione fisica attraverso la guerra ma anche in alternativa di prendersi il meglio delle persone e annientarle nella cosiddetta civiltà di luci e strade e dunque nemico di quell'amore che invece costituisce il nerbo essenziale della vita che qui è gridato su tutto.
Ciao e grazie per l'intervento.
Ultima modifica: 5 Anni 2 Mesi fa da fintipa2.
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Ciao amore ciao (Luigi Tenco, 1967) 5 Anni 2 Mesi fa #7

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Aita Carla ha scritto:
... Il fatto è che non sono vissuta in quel periodo e, storicamente e musicalmente parlando, ne posso sapere e dire ben poco. Ho ascoltato i suoi testi ed ho capito che era un Rino Gaetano dei miei tempi.
Quelli fuori stagione, quelli che sono troppo avanti rispetto agli altri (dico anche che ad altisssssimi livelli fossero o fosse scomodi e scomodo),
quelli che fanno pensare proprio quando i "grandi" vorrebbero degli automi, burattini da guidare e invece no, per dindirindina, arriva questo e ci fa pensare. Naaaaaaaa, non va bene.
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carissima Carla, hai ragione su quello che scrivi e chiaramente sono con te anche se io c'ero all'epoca dei fatti e ricordo perfettamente quel 1967. Dal mio piccolo entroterra pugliese partivano ancora vagoni di emigranti e molti sono stati anche i miei amici di giochi che da un giorno all'altro si ritrovavano in una città straniera, lontani dai campi da arare. In mente ne ho tre o quattro mai più rivisti e quanto avvenne in quel festival in qualche modo mi risvegliò a una realtà diversa da quella raccontata dalla televisione e che di lì a poco sarebbe esplosa e avrebbe investito la mia giovinezza. Di festival non ne ho seguiti mai più se non saltuariamente per qualche canzone interessante o qualche faccia nuova che compariva nel suo tritacarne.
un caro saluto, ciao
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Ringraziano per il messaggio: Aita Carla
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