Sequenze nostalgiche,
come lagune mute,
come mal d’autunno
tra foglie dischiuse, ormai perdute.
Specchi di carta,
sfogliati
sfogliati
con avidi tocchi di pazienza,
e lo stupore
per il tenue fiore dell’adolescenza.
Lo sguardo è obliquo, intenso,
rivolto come a sedurre
non so bene quale cosa,
e sfiora
la bocca senza un bacio ancora.
D’incantevole inerzia
la replica
di un tempo di primizie,
ribadisce quell’odore:
niente di così magistrale
solo cose povere, ormai rare.
E ricordo di me,
adesso,
adesso,
come di chi
bambina sapeva chiedere chimere.
Da bambina sapevo...
e non abitavo qui;
forse un vento mi rapì.
forse un vento mi rapì.
Certo,
l'astuto gioco
l'astuto gioco
fa le pareti più sottili,
ma dentro alla credenza
scorgo ancora fanciullezza,
favole incantate,
lucciole vere a illudere i cortili.
Era bello qui!
C’era un camino…
se solo potessi riavere quello zaino!
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La mia profonda stima per una Vera Poetessa!
Una delle ( due) mie preferite.