Quando l’ombra della sera cupa divenne,

alla porta suonasti dell’amabile tuo focolar

e in piedi, angosciato, mi scorgesti ad aspettar.

 
Mentre l’uscio avesti cura mutamente di varcar,

gli occhi tuoi luccicanti, goffamente tentavi di celar.
 
Giovane fosti tu per lottar audacemente in questo mondo,

ma non molto per viver serenamente la vita a tutto tondo.

 
I rischi in agguato d’una sì avventurosa battaglia,

a volte stringon il cuor in una dolorosa tenaglia.

 
Cosa avvenne, piccolo cuore del mio cuor?

Forse qualcun osò te ferir nel litigar

o fu solamente una delusione d’amor?

 
Parola non proferisti, ma i tuoi occhi ogni segreto tradivan!

Capii la circostanza e la mia mano posai sulla tua spalla,

spiegandoti che nell’ardua vita, come nel mare una barca,

un uomo deve costantemente restar a galla.

 
Senza simili rimpianti o le delusioni d’amor

non può chiamarsi vita e il dolor, che oggi custodisci silenziosamente,

ad altri tu devi perdonar indifferentemente.
 

Aspro è il sapor della lacrima che dall’amor fluisce

quando l’illudente passion di colei d’un tratto finisce!


Profilo Autore: Maurizio Vecchi  

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Commenti  

CALOGERO PETTINEO
+1 # CALOGERO PETTINEO 08-02-2012 18:44
bella chiusa, lirica apprezzata. ciao e complimenti
Rebecca
# Rebecca 08-02-2012 22:43
Auguri e complimenti per questo meritato successo. :lol:

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