“Dobbiamo ascoltarci a vicenda. Dobbiamo rispettare le abitudini reciproche e condividere la verità e l'integrità che la voce dei poeti ci fornisce così generosamente.”
Tanti anni fa, anima mia,
quando senza neppure saperlo,
ero davvero poco più che un bambino
che bruciava come un lucignolo di cotone,
le pareti verdi del Bowery Poetry Café
rinviavano al nudo mittente
ogni mia ambizione.
Il ricordo di quella atmosfera
ha il profumo dell’eroina che crepita
nell’ovale di un cucchiaio logorato dall’uso,
e le “walk-up houses” del Lower East Side
delineano ancora il mio ultimo eremo:
la notte che scende lungo la schiena
come le note stridule del be-bop.
E tu dov’eri quando pioveva
ed io non lo avvertivo?
quando St. Patrick
era così lontana
da non poter essere
neppure una bozza d’ipotesi?
quando la fame suonava la sveglia
e la città non sapeva che io esistevo?
Non so definirle quelle mattine infinite
se non attraverso il bisogno d’amore,
se non attraverso il colore
di un piccolo frutto
che da freddo si fa caldo,
che se non matura, morrà acerbo.
Io ti aspettavo, ti cercavo ad ogni angolo,
e non mi curavo dello schermo della nebbia:
in fondo l’ho sempre saputo che tu eri lì,
al fianco del mio scheletro in fiamme,
e che, come me, speravi
che il mio martirio
da nero fumo
si facesse
lilla.
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charlie
grazie grazie grazie
charlie