“I tuoi baci non son semplici baci”, recitava una canzone di qualche anno fa. Per quanto mi riguarda sono parole di un’assoluta verità. Perché, vedi, ho capito che il bacio è una performance molto soggettiva. Non è, genericamente, un accostamento di labbra e/o un intreccio più o meno guizzante di lingue alla ricerca di un piacere più profondo che ne determinano la qualità, ma un insieme di cose che concorrono a dichiararlo l’atto più bello dell’amore, sia di quello vero, che di quello mercenario. Proprio così. Anche nei postriboli si inizia a fare l’amore con un bacio. Per una riuscita migliore, poi, ci vorrebbero due belle labbra carnose, rosee, meglio prive di rossetto che sappiano dischiudersi dolcemente. E non dimentichiamoci della posizione. L’inclinazione della testa non è assolutamente irrilevante per permettere di dare e ricevere baci in assoluta rilassatezza, oltre a determinare la dominanza dei ruoli.
I tuoi baci, no! Non sono così. Sono diversi. Innanzi tutto hai le labbra sottili color carne. L’inclinazione della testa che preferisci è quella di estrema difesa che assume Olivia de Havilland nei confronti di Clark Gable in Via col vento. In effetti non ho capito bene se è estrema difesa o desiderio di partecipazione attiva. Propendo per quest’ultima solo perché li conosco i tuoi baci ! Tutto l’excursus che ho fatto finora era proprio per sottolineare che ritengo che tu ne sia una cultrice. Baciarti è stato per me un atto di condivisione impegnativo. Non credo che tutti gli uomini lo avrebbero fatto a cuor leggero. Dentro di essi c’era una donna e il suo cuore, messi a nudo dal desiderio di esternare, con quell’atto, tutta la voglia di dare e ricevere amore. Presumo, anche, di aver assaporato dalle tue labbra il desiderio sensuale che ti pervade, senza, che questo sia portato all’esasperazione, perché mi fecero capire che a te il sesso piaceva, fatto con la persona che baciavi e che non sarebbe mai stato uno qualsiasi.
Caddi come un allocco in quella tua trappola meravigliosa. Furono momenti dolcissimi. E’ vero, baciai altre donne, ma nessuna mi trasmise più quelle vertiginose sensazioni. Mi dicevi spesso che ero una “faccia tosta” quando te li chiedevo. Bene. A distanza di anni siamo ora l’uno di fronte all’altra. Sfacciato come sono, te lo chiedo di nuovo. Lo desidero veramente. Anche a fronte di tuo marito e di mia moglie. Sorridi e ti avvicini. Capisco male e cerco di abbracciarti. Mi sussurri all’orecchio che sono poetico. Finalmente mi permetti di abbracciarti. Cristo, mi sento davvero Clark Gable ma mentre mi accosto per baciarti, metti un dito sulle mie labbra e cominci a cantare la canzoncina che canticchiavi anni fa. “Che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va….”
I tuoi baci, no! Non sono così. Sono diversi. Innanzi tutto hai le labbra sottili color carne. L’inclinazione della testa che preferisci è quella di estrema difesa che assume Olivia de Havilland nei confronti di Clark Gable in Via col vento. In effetti non ho capito bene se è estrema difesa o desiderio di partecipazione attiva. Propendo per quest’ultima solo perché li conosco i tuoi baci ! Tutto l’excursus che ho fatto finora era proprio per sottolineare che ritengo che tu ne sia una cultrice. Baciarti è stato per me un atto di condivisione impegnativo. Non credo che tutti gli uomini lo avrebbero fatto a cuor leggero. Dentro di essi c’era una donna e il suo cuore, messi a nudo dal desiderio di esternare, con quell’atto, tutta la voglia di dare e ricevere amore. Presumo, anche, di aver assaporato dalle tue labbra il desiderio sensuale che ti pervade, senza, che questo sia portato all’esasperazione, perché mi fecero capire che a te il sesso piaceva, fatto con la persona che baciavi e che non sarebbe mai stato uno qualsiasi.
Caddi come un allocco in quella tua trappola meravigliosa. Furono momenti dolcissimi. E’ vero, baciai altre donne, ma nessuna mi trasmise più quelle vertiginose sensazioni. Mi dicevi spesso che ero una “faccia tosta” quando te li chiedevo. Bene. A distanza di anni siamo ora l’uno di fronte all’altra. Sfacciato come sono, te lo chiedo di nuovo. Lo desidero veramente. Anche a fronte di tuo marito e di mia moglie. Sorridi e ti avvicini. Capisco male e cerco di abbracciarti. Mi sussurri all’orecchio che sono poetico. Finalmente mi permetti di abbracciarti. Cristo, mi sento davvero Clark Gable ma mentre mi accosto per baciarti, metti un dito sulle mie labbra e cominci a cantare la canzoncina che canticchiavi anni fa. “Che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va….”
Commenti
Tanto ironico quanto bravo con la penna. Ciao...
Molto bravo!
Ciao Elisa
Bravo.