Un ricciolo si lascia cadere
sulla mia fronte corrugata,
sulla pelle arrossata e salata,
sull’occhio triste, intelligente.
Si lascia dondolare nel vento umido,
in questa bellezza selvatica, aspra, un po’ ligure,
ignara della sensibilità della cornea.
La marea proietta il tuo sorriso ebbro
sul dorso della mia mano, fra le dita,
lo riflette sulla mia ombra blu,
sulla luna, sulla corteccia dell’ulivo.
È scesa la sera in questa marina d’autunno
si è avvicinata dolce e triste,
conscia e benevola, comprensiva,
decisa a lasciarsi vincere dalla tenerezza,
dal legno di noce,
dalle stelle e dal conforto,
dall’orgoglio smeraldo e rubino,
dalle mie dita secche:
troppo contadine e ladre per indicare
troppo tristi
per il tuo profilo di donna da amare.
Commenti
Dolce, ma non glicemica, aggraziata, delicata ed io questi versi me li sposo tutti!
Grazie
Carla