Non verrò più,
sopra quell' aspro colle
nel belare festoso del vento supino,
tra il vespro che accarezzava le zolle,
il ventunesimo giorno di Pasqua
rimpiansi il tuo viso divino.
Non verrò più,
nella piazza del rudere antico,
fra il cielo sonoro di uccelli fragranti,
il mio cuore che pensa a quel paese nemico
la calata del mondo di fuoco
ha fatto in me pensieri vaganti.
Non verrò più,
su quei monti di illusione tenace,
fra le parole tue dette null' era di vero
e pianse il mio cuore
che spento ormai da quel sì vivace
ricorda ancor però
quel viso di ventenne bel fiore.
sopra quell' aspro colle
nel belare festoso del vento supino,
tra il vespro che accarezzava le zolle,
il ventunesimo giorno di Pasqua
rimpiansi il tuo viso divino.
Non verrò più,
nella piazza del rudere antico,
fra il cielo sonoro di uccelli fragranti,
il mio cuore che pensa a quel paese nemico
la calata del mondo di fuoco
ha fatto in me pensieri vaganti.
Non verrò più,
su quei monti di illusione tenace,
fra le parole tue dette null' era di vero
e pianse il mio cuore
che spento ormai da quel sì vivace
ricorda ancor però
quel viso di ventenne bel fiore.
Commenti
Un crescendo di emozioni vive, bravo!
Ciao...