In prossimità dello zero, la pioggia
gelata e la neve sui tetti delle case,
l’inverno – lo vedi- negli alberi spogli. Gli scogli
del mare solo ricordo, non quelli dell’esistenza,
presenza e sostanza dell’esperienza:
di uomini al suolo e del volo delle mogli
verso acque battute dallo scirocco, base
di una roccia, goccia unica in una scheggia.
E se ti concedi un po’ di libertà, un viaggio
più in là dell’ombelico del quotidiano,
mano nella mano con l’aquilone azzurro,
col calore di un abbraccio, la densità di un bacio
sul versante nord del paradiso, ogni laccio
allentato prima della partenza: senti il sussurro
di una carezza sul volto e l’eco di un piano
che suona una ballata d’omaggio al coraggio.
Senza ruggini nel cuore, solo vocaboli vergini
di significato, un canto incantato, un parlato
di respiri ritmati ai margini del sonno.
E l’anima che esiste: ne ha viste di cotte e di crude,
ora che si sente amata può volare sopra la palude
e salutare con la mano ogni affanno.
Nelle stelle sopra l’orizzonte non c’è il fato
se le cerchi con gli occhi, puoi scoprirne le origini.