È improvviso, un assalto, non un’immagine, non un timore, non una parola, è uno sgomento, vorrei fuggire, urlare; non un malessere incessante determinato da un evento triste, ma una fitta di dolore inattesa, che poi si accheta, anche se io so che ritorna...
So solo che io non vorrei essere lì, in quel luogo, in quel tempo, in quella persona…
Quando la fitta passa, prende il suo posto un sentimento di malessere diffuso: contemplo l’ambiente in cui vivo e lo squallore mi dà il benvenuto; arredi a metà, disordine, tutto ciò che mi circonda parla di questa vita a metà, incompleta, sciatta, trascurata, non rispettata e sento che ho sbagliato.
Ci sono momenti in cui mi sento soffocare perché non sopporto le stesse facce, le stesse strade, le stesse stanze, le stesse parole che si dicono ogni giorno, le stesse speranze, gli stessi timori e la mia stessa faccia, le mie stesse lamentele, queste mie parole…
Ma le tue stesse parole, il tuo stesso viso, i tuoi consueti sorrisi, i tuoi soliti baci, i tuoi soliti abbracci non sono mai i soliti, non sono mai gli stessi, non sono mai consueti, perché non è mai la stessa, non è mai la solita, non è mai consueta l’emozione che mi pervade…
C’è una sola consuetudine che non vorrei mai abbandonare… immergere il mio affanno nel tuo odore, in quell’odore che nutre le nostre giornate.
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