In questa notte che tosta m’insegue
quasi un esperto ladro fossi adesso,
io chiedo aiuto a Dio e ad altri
chiamando i loro nomi all'infinito.
Mi tocco il viso - lo sento liscio -
e poi i capelli - moltiplicati a vista -
e gli occhi spalanco a dismisura
per non indurli al precoce sonno.
Nel buio rido, faccio fesso il buio
e una luce quasi sempre uguale
si mette in mezzo tra le mie paure
e mi ubriaca, mi colora e dura!
Con un così fausto soccorso
riporto indietro, quasi a spasso,
il tempo che nel tempo mi divora.
Il mio letto lo sto chiamando treno.
Sono un vigliacco o non so che cosa,
domani ristrapperò un senso alla vita,
solo che adesso in questa lunga corsa
io so di non rimproverarmi affatto.
D’improvviso divento piccolo…
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