Il vecchio taciturno guardò
la mano tremolante, e capì.
Riprese a scrivere a fatica,
lentamente dell’avvenente
Mata di incrollabile fede
cristiana e comprovata etica.
Di lei s’innamorò d’un amor
corrisposto un condottiero
saraceno, tal Grifone…
S’interruppe, posò la penna
e rovinò nella sedia a dondolo.
Annusò l’aria e udì così prone
per un’ultima volta quel canto.
Lo trovò un mastro d’ascia di
quei luoghi guidato dal dolce
miagolio di una gatta nera.
L’animale sedeva sui ginocchi
dell’uomo, due gocce
di rugiada pendevano dai suoi
occhi alidi e il primo mattino
lumeggiò su due lacrime
allo stagno aggrappate al petalo
d’una ninfea laconica che le
adagiò tra le purezze più intime.