“Si torse nelle rocce,
del rosso flesse al picco.
Maree e scogli elevarono sabbie
e terre emersero dal sud”

Il pianto dell'ora parlò al vento
e scrosci appesi all'orizzonte
spensero l'umana frivolezza.
Rosa nel nero
e freddo tepore
accolsero l'iride del cielo.

Andavo così nutrendomi di me
nell'incosciente libro dei sogni.
Andavo attraversando ripide visioni
e pianeggianti certezze.
Andavo negli interrogativi
cercando loro improbabili sostantivi.

“Ti guardo falce della notte
mentre ti disegni sull'erto,
mentre l'eco del silenzio mi chiama,
mentre un pensiero nello spento giorno ama”

Sono carezza di neve nella stanca sera,
son ghiaccio nelle mani
son morte viva nell'ombra che scende.
Passo nel disperso passo
e del corpo sento il masso.
Urlo alla valle parole mute
ed echi rispondono alle solitudini.
Ti guardo ancora nell'immagine del solco,
nelle vibrazioni dei monti,
nelle orme d'un cervo
nel cadere vecchio d'un secco ramo.
Allora son ramo,
son roccia,
dolce fiocco,
passo e ombra.
Son cervo perso
e nel bosco del mio rimpianto
lascio sola traccia
in bianco manto.
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Profilo Autore: Giancarlo Gravili  

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