La notte dormo poco, e a volte male
perché i figli sono un boccale di birra
quando la gola è arsa, sono pane e salame.
Ma sono anche gli ultimi spicci alla metà
del mese, o per la strada buchi nel brecciame.
La notte dormo poco, perché la notte
mi fa scrivere di chi non c’è più.
Di chi riempie le stanze, e di chi il cuore.
La notte mi fa ridere scomposto
e capita che io esca e annusi un fiore.
Se la stanchezza la fa da padrona.
Ma mi ha fatto anche piangere la notte,
con la gola arsa sdraiato sul brecciame.
Senza sogni, o fiori dentro il cuore; niente spicci
per un poco d’acqua o un pane orfano di salame.
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le sue inquietudini e quasi dialoga con personaggi e trasfigurazioni che conciliano il sonno. Sembra che l’autore soffra e si diverta contemporaneame nte, trovando il massimo confronto tra se stesso e l’infinito.