Dentro, il disordine imperava.

Tanti tasselli da recuperare,

i soliti perché d’una serata no

mentre la vita insisteva a dire,

ad ascoltare, a fare, a respirare…

Di che parlare quando si è soli

e come agire nel silenzio doppio?

Cosa udire se non la chiara eco

di mille voci a dirti mi dispiace?

Ma respiravo…

Vidi i segni di perfette curve

che lingua d’onda abbozzava

nel pigro suo venir alla battigia

e poi nette, nette le disegnava

nel pigro suo arretrar dalla battigia.

Scampoli di luce offrì la notte,

chiesti a una luna indifferente.

Non protestai contro nessuno,

non chiesi spiegazioni al fato.

In quelle curve placai le ire.

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Profilo Autore: Aurelio Zucchi*   Sostenitore del Club Poetico dal 04-03-2020

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