quel giorno, il mio volto privo
di equilibrio recuperò l'armonia.
E io son conscio, tristemente,
che tal momento non fu altro
che uno scherzo d'occasione
che un vivace tocco apatico.
Ah, quand'è che il Sole, e l'Universo intero
volgeranno il verso ai miei favori,
e mi daranno anche un dito
di un'anima disposta ad amarmi?
In fondo, che male avrei fatto, io
a nascer sotto l'alba dell'osceno?
Ho forse scelto io la difficoltà
del percorso che in me non è che un travaglio?
Vorrei sbrigliare le mie dure catene
e librarmi in spazi vuoti e spensierati
e trovarti ancora lì, nella mia direzione
a osservare la mia nuova leggerezza.
E in quel ritrovo cosmico
nella sua grandezza e ordinazione
io spero di farmi vicino, e nuovamente
tenderti ancora la mano.
è una spada
avvelenata d'odio
nella mano
del diavolo
con gli occhi bui,
trafigge il cuore oltrepassando l'anima facendola
sua vittima prediletta uccidendo
con inaudita ferocia
e gelosia inarrestabile
la sua sensibilità umana affogandola
nel sangue
per vendetta,
gettandole addosso
la sua melma contorta,
e il dolore
che ne cagiona perpetuerà
per sempre
in quelle cicatrici
mute
che non tutti gli occhi
sanno percepire
in quelle paure
che partoriscono angosce ogni giorno,
e lacrime asciutte
e segrete
in ogni angolo della vita! Ricorda che
seppur sorridono
e scherzano
tra la ressa
nelle strade del mondo
non dimenticheranno mai
di essere
vittime innocenti
guardandosi
allo specchio del passato
che per loro
non passerà mai,
ma non te lo confideranno mai
per essere compatite
poiché
non ne hanno bisogno! Rivogliono solo
quello che gli è stato privato
e calpestato,
la dignità
di essere fiori
con le loro essenze profumate
nell'espressione
di essere
semplicemente donne!
Sono qui
con le spalle
curve di vita
a riflettere.
Sono qui
a cantare
i passi percorsi
e
a contare quelli
da farsi.
Sono qui
zingara
trasandata
mendicante
cartomante
barcollante
satura
d'esperienza.
Ma
mai stanca
di ricominciare
con forza
di resilienza
attingo
dalle arterie
del mondo.
Perché mi rendo conto
che l'uomo è superficiale
e moralmente vuoto.
Perché cerchiamo l'infinito
e la bellezza e la gioia e l'eternità
nella nostra avulsa triste miseria
crudele e inutile illusione
maschera di una schiavitù
ordinata dalla mediocrità?
Io mi chiedo questo.
Affinché il mio dolore, e quello di altri pazzi
si allievi con la fine
del grande dubbio.
Ma oramai, e che l'amore mi condanni,
l'umanità è spacciata,
si avvia alla conclusione
e finalmente smetterà di farsi male.
ed è mia madre
è arrivata appena in tempo,
io stavo per andare .
Il "siamo qui "
improvviso
squillante come la sua voce nel sorriso .
Come una mano tesa ed un abbraccio che rasserena un cielo un po' indeciso.
Io stavo per saltare in un vuoto buio e senza fine
Eppure c'è chi seppur reale, vivido e carnale, è distante in una infinita assenza.
Siete arrivati da così lontano
siete venuti a tenermi per mano,
so che ci siete e che mi sostenete ..
Vedrete Sarò forte non temete.
Mamma e papà so che ci siete.
Amo il disincanto dell’Autunno
quando nullifica i rami
e d’ innumerevoli colori
parla alle radici .
Amo il chiaroscuro
che si fa trama e due fili di luce
mi legano senza rimpianto .
Ricamo l’infinito
che io guardo sconfinato d’aria e luce
so che m’ accompagna
spingendo i sogni oltre
loro provano a volare alto
ma finiscono di cadere sul cuscino
funamboli tra equilibri instabili
e fragilità riannodata
in un gioco di parole .
del rosso flesse al picco.
Maree e scogli elevarono sabbie
e terre emersero dal sud”
Il pianto dell'ora parlò al vento
e scrosci appesi all'orizzonte
spensero l'umana frivolezza.
Rosa nel nero
e freddo tepore
accolsero l'iride del cielo.
Andavo così
nutrendomi di me nell'incosciente libro dei sogni.
Andavo attraversando ripide visioni
e pianeggianti certezze.
Andavo negli interrogativi
cercando loro improbabili sostantivi.
“Ti guardo falce della notte
mentre ti disegni sull'erto,
mentre l'eco del silenzio
mi chiama,
mentre un pensiero
nello spento giorno ama”
Sono carezza di neve
nella stanca sera,
son ghiaccio nelle mani
son morte viva
nell'ombra che scende.
Passo nel disperso passo
e del corpo sento il masso.
Urlo alla valle parole mute
ed echi rispondono alle solitudini.
Ti guardo ancora nell'immagine del solco,
nelle vibrazioni dei monti,
nelle orme d'un cervo
nel cadere vecchio d'un secco ramo.
Allora son ramo,
son roccia,
dolce fiocco,
passo e ombra.
Son cervo perso
e nel bosco del mio rimpianto
lascio sola traccia
in bianco manto.
le immagini sembravano
stelle brillanti impazzite
Io ero un viaggiatore ancestrale
che, nell’ennesimo instancabile
tentativo di tornare a casa,
rovistava
con la fantasia
dallo sguardo anticonformista
fra i colori segreti
delle ere precluse all’umanità.
La tristezza della valle
è sempre più adombrata
nonostante un venticello
smuova fronde dall'apatia,
non spazza via il grigiore
che incombe nei pensieri.
La malinconia s'accende
nei lunghi giorni spenti
dalla tua perenne assenza.
Vorrei riaverti al mio fianco
a confortare il mio corpo stanco
della corsa contro il tempo
che sempre più mi consuma.
Ma tu resti là, lontano e solo
in quel freddo marmo
all'ombra dei cipressi
ad osservare la campagna
che muta assieme alle stagioni
in attesa che la tua compagna
giunga a porgerti un fiore
in un tenero gesto d'amore.
le melanconie vive
in questa sera
dai malesseri
di un cuore trafitto
dai dispiaceri,
e tristi ormai
sono gli effluvi
che ne respira l'anima
ai ricordi del bel tempo,
con te...dolce presenza
dove carezze e sorrisi
sospirati nell'anima,
si mescolavano
tra i silenzi
e le profonde parole
taciute
ma profondamente sentite
nei teneri abbracci
dentro nel cuore
nei desideri che resteranno
lì immobili,
paralizzati,
dove non potranno
mai più realizzarsi
a colpi di battiti di cuore,
quel cuore ora
ormai piangente,
il mio,
in questa livida sera inconsolabile!
E in quei ricordi
che ormai vaganti
nel vento dei sentimenti
aleggiano in questo tempo
che mi investe colpendomi
alle spalle,
gelandomi il respiro!
Morsi nella notte
mi infliggeranno
mentre tenteranno
di approdare
sui terreni fertili
della mia fragilità,
pronta a sprofondare
per non combattere lucida,
ma insistenti e prepotenti
nel porsi soli,
quei morsi di dolore
solo per tentare
di afferrare anche
ormai l'inafferrabile,
i ricordi d'amore
di una figlia, la tua.
Solo per tentare
di riabbracciare
nei segreti profondi
chi,
ormai con un paio d'ali
ha vestito il suo essere,
per esser oltre la terra
della mia vita diventando
Angelo Radioso!
Solo per riabbracciare
chi,
ormai non c'è più,
ma quel flusso d'amore
che ci ha legati,
potente e sconfinato
sigillato nel
profondo dell'essere mio,
vivrà per sempre!
Solo unicamente
per esso,
un ricordo dolce
che ha combattuto
per tutta la sua vita
e tanto amato
la sua famiglia
nel suo meraviglioso
animo radioso
come un angelo
sempre allegro
silenzioso, tanto umile
nelle sue malinconie,
senza far pesare mai
a nessuno le tristezze
dell'anima sua sensibile,
proprio come me!
Nel cielo del mio cuore,
riposerai e sorriderai sempre,
libero dal male
che lentamente ti ha divorato le viscere
e la luce dei tuoi occhi,
e tu in silenzioso
ti spegnevi
nei tuoi sguardi consapevoli
che quel mostro
presto ti avrebbe strappato
dalle mie, dalle nostre braccia
impreparate e impotenti,
ma mai dal mio cuore,
dal nostro cuore.
E io
caro dolce papá ...
Ti avrò sempre dentro
di me e
ti amerò per sempre,
non salutandoti mai
con un addio
ma con un"Arrivederci"
in quella certezza vera
in cui noi
abbiamo salda fede,
che un giorno ritorneremo
a essere nuovamente
insieme per sempre
nel verde giardino della pace, eterno regno celeste
sempre radioso come te.
rispolvero vecchie ruggini
grattando scaglie sporgenti
da anticati oggetti ferrosi.
Ferro pensieri come zoccoli
e monto a cavallo, gettando
quelle sciocchezze nel tragitto
alleggerendo un meriggio
che mi ripaga col tuo sorriso
mentre mi vieni incontro.
Ogni lacrima spegne un sorriso,
effimera e silente nota,
dolore che avanza,
lacrime intrise di pensier pensanti a
perdonare il cuore,
ed anima a svanir in un sogno..
Lacrime strazianti,
pungenti di veleno ad agonizzar il cuore
e occhi a palpitar d'angoscia.
Sangue amaro a divider bene e male,
parole ad istintivo umore
gocce salate a nascere e morire
un corpo avvinghiato su se stesso,
singhiozzi e sospiri, tempesta di dolore,
mentre la tenue luce apre piccole fessure.
Lacrime in pensier vagante,
bianco e nero,
immagini a scorrer repentine
e vuoto a riempire il cuore.
Il pianto tace e la ragione avanza,
la nave riprende la sua rotta,
salienti voli a narcotizzar speranza
ove arranca e spera.
Un sorriso ha aperto il cancello al Paradiso!
6 Dicembre 2017