( STILO – BIVONGI – PAZZANO
tre paesi della Vallata dello Stilaro RC )
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Or che della Valle
tesser vorrei la lode,
tu, amica mia, stammi vicino,
infondi in me profondi pensieri.
Vola la mente ad accarezzare i ricordi,
vagano gli occhi tra angoli noti,
cerco, vedo, sento
e lo sguardo trova appiglio.
Tre fratelli dall’inceder sicuro,
da me passan oltre,
il loro dire è più attento del cammino
e sostan lì, vicino al fiume stanco,
che lento, verso il “Nostrum Mare “va.
Come un bimbo, che fa gola al suo compagno
del suo novello gioco,
così andavan narrando
dei loro pregi i tre fratelli.
Io sono il colto, il primo dice,
ho tanta fama e il sole sta sul viso mio,
posseggo arte, storia e filosofia,
nobili illustri, erudite menti,
palazzi e tenute antichi,
castelli conventi e Bizantina Chiesa.
del sole la città mia, a visitar vi invito,
emozioni sicuro vi darà la vista mia,
così ai piè del Consolino,
e dallo Jonio, giù qualcuno,
“ il Presepe è lì”, con la mano indicherà.
Eguagliar nessun potrà l’aspetto mio.
Certo, sicuro, tutto è verità,
fratello caro, l’altro rispose,
io, invece, laborioso sono assai.
Trovo gusto a viver con la natura,
ogni seme che io pianto,
in ogni dove, di certo,
spuntar vedrò il suo germoglio
e a iosa i frutti buoni coglierò.
Ho mente acuta, aperta alla cultura
e giovani come me ne trovi tanti,
protetti da una Mamma Buona e Santa,
e se con te io pure son fratello,
Ella allor non è soltanto mia,
ma è Mamma Nostra.
Ti esorto vienimi a trovare,
son posto proprio alle spalle tue
e se il sole all’orizzonte
ogni dì vedi levarsi in cielo,
è cosa assai gradita
ammirarne pure il suo tramonto.
Silente, capo chino,
l’ultimo, tutto in cuor suo serbava
e schiarendosi la voce, al suo momento,
a raccontare così si mise:
cosa dir di me, io proprio non saprei,
piccolo si, ma non per questo meno amato.
Tanto e tanto ho lavorato
e ricca è la terra mia di ferro duro.
In mezzo a voi io sto vicino,
come sul viso stan le labbra con il naso.
Tocco anch’io il Consolino, giusto quanto voi,
ma non guardatemi così, se con orgoglio,
di monte ne ho uno tutto mio.
Lassù v’è il Paradiso, andatelo a scalare,
ogni senso si rigenera, tra quiete, pace e amore.
Non un re nel suo castello, v’è in cima a quella vetta,
bensì una grande Stella, dei cuori la Regina,
in fondo sta, in una grotta rara
che solo la natura poteva fare così bella.
Taciti i tre si tesero le mani
e uniti in un intreccio, giocarono di sguardi.
La profonda voce dello Stilaro allor
si udì levarsi in inno: “ Bravi i figli miei”,
questo è vero amore e civiltà!
Passar tant’acqua vidi sotto i ponti
e con essa pur dolore, fame e povertà.
Se uno di voi in cuore ha la tristezza,
l’altro non sorrida, per carità,
ma datevi una mano, vincete la partita,
la vita a volte è dura e malvagia la natura,
pure l’uomo, re crudele, tutto toccando muta.
Vi chiedo come padre, aiuto e unità,
beni vitali e necessari assai
a nutrir la nostra Valle amata,
così a lungo ancor essa vivrà
oasi di bellezza, storia e civiltà.
tre paesi della Vallata dello Stilaro RC )
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Or che della Valle
tesser vorrei la lode,
tu, amica mia, stammi vicino,
infondi in me profondi pensieri.
Vola la mente ad accarezzare i ricordi,
vagano gli occhi tra angoli noti,
cerco, vedo, sento
e lo sguardo trova appiglio.
Tre fratelli dall’inceder sicuro,
da me passan oltre,
il loro dire è più attento del cammino
e sostan lì, vicino al fiume stanco,
che lento, verso il “Nostrum Mare “va.
Come un bimbo, che fa gola al suo compagno
del suo novello gioco,
così andavan narrando
dei loro pregi i tre fratelli.
Io sono il colto, il primo dice,
ho tanta fama e il sole sta sul viso mio,
posseggo arte, storia e filosofia,
nobili illustri, erudite menti,
palazzi e tenute antichi,
castelli conventi e Bizantina Chiesa.
del sole la città mia, a visitar vi invito,
emozioni sicuro vi darà la vista mia,
così ai piè del Consolino,
e dallo Jonio, giù qualcuno,
“ il Presepe è lì”, con la mano indicherà.
Eguagliar nessun potrà l’aspetto mio.
Certo, sicuro, tutto è verità,
fratello caro, l’altro rispose,
io, invece, laborioso sono assai.
Trovo gusto a viver con la natura,
ogni seme che io pianto,
in ogni dove, di certo,
spuntar vedrò il suo germoglio
e a iosa i frutti buoni coglierò.
Ho mente acuta, aperta alla cultura
e giovani come me ne trovi tanti,
protetti da una Mamma Buona e Santa,
e se con te io pure son fratello,
Ella allor non è soltanto mia,
ma è Mamma Nostra.
Ti esorto vienimi a trovare,
son posto proprio alle spalle tue
e se il sole all’orizzonte
ogni dì vedi levarsi in cielo,
è cosa assai gradita
ammirarne pure il suo tramonto.
Silente, capo chino,
l’ultimo, tutto in cuor suo serbava
e schiarendosi la voce, al suo momento,
a raccontare così si mise:
cosa dir di me, io proprio non saprei,
piccolo si, ma non per questo meno amato.
Tanto e tanto ho lavorato
e ricca è la terra mia di ferro duro.
In mezzo a voi io sto vicino,
come sul viso stan le labbra con il naso.
Tocco anch’io il Consolino, giusto quanto voi,
ma non guardatemi così, se con orgoglio,
di monte ne ho uno tutto mio.
Lassù v’è il Paradiso, andatelo a scalare,
ogni senso si rigenera, tra quiete, pace e amore.
Non un re nel suo castello, v’è in cima a quella vetta,
bensì una grande Stella, dei cuori la Regina,
in fondo sta, in una grotta rara
che solo la natura poteva fare così bella.
Taciti i tre si tesero le mani
e uniti in un intreccio, giocarono di sguardi.
La profonda voce dello Stilaro allor
si udì levarsi in inno: “ Bravi i figli miei”,
questo è vero amore e civiltà!
Passar tant’acqua vidi sotto i ponti
e con essa pur dolore, fame e povertà.
Se uno di voi in cuore ha la tristezza,
l’altro non sorrida, per carità,
ma datevi una mano, vincete la partita,
la vita a volte è dura e malvagia la natura,
pure l’uomo, re crudele, tutto toccando muta.
Vi chiedo come padre, aiuto e unità,
beni vitali e necessari assai
a nutrir la nostra Valle amata,
così a lungo ancor essa vivrà
oasi di bellezza, storia e civiltà.
Commenti
Veramente BRAVA, Cosetta!
CIAO. Vera