Nuvole sfiorano le case
e le montagne
s’annullano nei cirri,
bianchi come visi in clausura.
 
Per le strade strati di fanghiglia.
Macerati nell’umido della bruma
finestre e balconi.
 
Le solide pietre
della torre angioina
affidano la propria tristezza,
alla solitudine e
all’inadeguatezza
dell’acqua piovana
che le blandisce
nel cupo autunno.
 
E dalle pietre
affiorano storie antiche,
ricordanze che imbrigliano
il cuore e la fantasia.
 
 
 
 
 
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Profilo Autore: Vincenzo Melino  

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Commenti  

Paola Pittalis
+1 # Paola Pittalis 23-02-2013 08:00
bella, bravo
Alberto Automa
# Alberto Automa 23-02-2013 14:27
...come sopra :-) ammirabile descrizione di un luogo che ahimè ancora non conosco, dai tuoi versi sento pero'gli antichi fantasmi ...un saluto da Albert
ugo ciccetti
+1 # ugo ciccetti 23-02-2013 22:08
Erudita e raffinata descrizione dal sapore lessicale antico cui potrebbe associarsi in metalettura l'irreversibili tà del fluire del tempo che non lascia scampo (mi rifersisco all'acqua piovana che non può modificare lo stato delle cose). E' un perdersi nell'inesorabil e addolcito da versi diafàni ed elegantemente asciutti che denotano una profonda interiorità. Complimenti.

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