Gli angeli ci invidiano
di non sentirsi chiamare papà e mamma,
mentre vegliano da sopra la capanna.
Sembra pensare Giuseppe dal suo posto
vista ala, come impietrito a caldo nella colla.
Così strascicati coi passi accalcati della folla
i miei pensieri, e nei pochi centimetri per le
gambe e di cielo scoperto una lacrima dal volto
di Maria scivola sulle vesti fin all’asfalto
dove la sofferenza appartiene a degli altri angeli.
La raccoglie per sé un magio nella sua grolla
insieme alle altre, intanto sfumatura tra la folla
un pastorello conta le briciole di indifferenza
-ma oggi che è Natale- tra quelle di pane…
è una signora perbene pure la carezza della fame.
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