La Morte
abbraccia
una vita volata.
La morte porta via
una vita segnata.
Un bimbo mansueto
dorme il lungo sonno della Morte,
vittima di una  atroce sorte.
20 ottobre 1944;
un nero boato;
uno squarcio nel tetto;
un ignoto aviatore
regala la morte
e ha una medaglia sul petto.
Lugubri sirene
annunciano sinistre
la Morte che viene.
Belati di agnelli,
stritolati dall'acciaio,
straziati dal fuoco,
urlano ancora
all'infame aviatore,
non oblio o compassione,
ma solo giustizia.
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Profilo Autore: Fedel Franco Quasimodo  

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Ritorneranno i padri
nella loro terra
riabracceranno le donne
rosse di pianto.
Brucerà tanto la sabbia del mare
farà più caldo del solito.
Non ci saranno più gli aranceti
che coloravano questo paese
ci han costruito un'autostrada.
Questo mondo cammina
anche giù al sud
corre veloce più forte del vento.
Ritorneranno in quella terra,
ma non sarà come allora
quando per strada
non c'era l'asfalto
ci si giocava tranquillamente.
lì dove adesso c'è un grattacelo
c'era un bel prato verde speranza
raccoglieva bambini, i vecchi
e le donne
passavano il tempo
a raccontare di noi padri
che eravamo lontani
non potevamo sentire.
Ritorneranno ogni volta più vecchi
e non sarà più come prima...
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Profilo Autore: RAFFAELLO CONCA  

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Sei giunto tardi, papa Bergoglio,
ma non rendere il tuo ruolo vano;
pulisci presto l’indegno vaticano,
pregno d’onta e sporco orgoglio.
 
Il messaggio di Cristo redentore
ti darà sempre tanta forza e lena;
sii suo foriero, non aver timore,
annienta mercanti e cantilena.
 
Il tuo nome, scelto per missione,
onori il grand'uomo poverello;
sii di lui l’emblema e suo modello,
porta al mondo l'anelata redenzione.
 
Dona tutto intero il patrimonio,
nei secoli accumulato con inganno
al completo servizio del demonio,
che al mondo porta solo danno.
 
Io non credo in nessun dio,
ma tanto nelle buone istituzioni;
quindi, ascolta il mio forte desio
ed annienta le cattive intenzioni.
 
Preti, vescovi e prelati delinquenti
sono sciacalli, iene ed avvoltoi,
che da secoli falsano il Messaggio;
con mafie e politicanti conniventi,
ben pasciuti, come grossi buoi,
divorano il prossimo a loro agio.
 
La discordia sulla terra incombe
e il bene spesso al mal soccombe.
 
Spero che tu sia un uomo vero
e che gli atti ne diano la prova;
però, Francesco, io sono sincero:
penso che il marciume si rinnova.


 
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Profilo Autore: Gino Ragusa Di Romano  

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Ma perché non ci fatte respirare
Pietà per questi poveri italiani
Prendetevi una tregua balneare
Al posto dei bisticci quotidiani
 
Smettetela da bravi per favore
Con tutte le allarmanti previsioni
Col pil che sale e scende con terrore
In barba a tante giovani illusioni
 
Lo spread è un demoniaco spauracchio
Sparato alla tv nell’ora buona
Che gusti il tuo gelato col pistacchio
E sembra il temporale quando tuona.
 
Perché ve ne cercate sempre una
Che trova qualcun altro in disaccordo
Parlate chiacchierate sulla Luna
Discorsi di un cretino con un sordo.
 
Sembrate dei bambini dispettosi
Che giocano a chi deve spaventare
I popoli che vivono in simbiosi
Con fame e povertà  da affrontare.
 
Smettetela una volta e fatte bene
Il vostro lavoretto in Parlamento
Che il popolo non sempre si trattiene
E poi vola tutto  come il vento.

 
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Profilo Autore: nabrunindu  

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Con questo ritmo
si va avanti
una musica moderna
allegra e spensierata
dei paesi al sud dei tropici
dove c'è la povertà,
ma la gente ci vive 
tira avanti alla giornata.
Il bambino è senza scarpe
non ne ha mai calzato un paio,
ma ti guarda sorridente
tirando calci ad un pallone
un po' sgonfio.
E il ritmo continua
con la pioggia fortissima
che si abbatte sulle case
fatte solo di legno
sono mesi di tempeste,
ma la gente del posto
                                                       quando torna un pò di sole                                                      
si dà tanto da fare.
Giù al sud dei tropici
c'è ancora tanta vita
ed esiste l'amore...
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Profilo Autore: RAFFAELLO CONCA  

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per troppo tempo sono passato nel degrado e nell'abbandono ambientale romano, avevo in tasca qualche scontrino e ho dato anch'io un parzialissimo contributo, ma certo non per questo mi posso sentire abitante di questi luoghi
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Profilo Autore: fabio locurcio  

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Il lavoro, il risparmio e la concordia
assicurano la pace e la ricchezza;
con essi l'uomo acquista nitidezza,
viceversa solamente la discordia.
Il lavoro è fonte di guadagno,
rende la vita operosa e bella;
chi sceglie l'ozio per compagno
alla noia succhia la mammella.
Però non basta solo guadagnare,
bisogna far buon uso dei denari;
spender si deve, ma anche serbare,
senza fare la fine degli avari.
Ma lavoro e risparmio da soli
non bastano, concordia ci vuole
tra gli uomini, se no son duoli
dall'alba al tramontar del sole.
Per avere le tre cose ci vuol poco:
basta dare a tutti il tutto;
ogni cosa avrebbe il giusto loco
e lo Stato godrebbe sì gran frutto.
Se i governanti di questa società
saranno sempre falsi e disonesti,
gli italiani non avran prosperità,
ma vivranno solo dì funesti.
A chi giova questo malcostume?

Forse a chi non usa la ragione,
al folle, all'onorevole lordume.
Aborrite la prevaricazione!
Demolite finalmente i piedistalli,
su cui si regge il vostro falso regno.
Date ai cittadini un vero segno
di mea culpa per i vostri falli!
Potessi, perdinci, farvi capire
che l'uomo ha il diritto quaggiù
di nascere, crescere e campare
con stenti naturali e poi finire
di vecchiaia e non di schiavitù,
da uomo e non come giullare.
Entri nella vostra mente aperta
quel che oggi io ho inteso dire.
Viver la vita sempre più incerta
spinge al delitto ed al suo fiorire.

 
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Profilo Autore: Gino Ragusa Di Romano  

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Mi spinsero a trattar quest'episodio
cartucce cariche di profondo odio,
che d'un orologio erano le ore,
segno di necrologio e disonore.
Le sfere, un bel rasoio aperto
dal manico d'avorio ricoperto
e dalla lama d'acciaio rutilante,
con incedere lento ed incessante
segnavano le ore notte e dì,
foriere di morte a chi soffrì.
Repentine vidi scoppiar le ore
e le aquile cadere lentamente;
si estinse nell'aere il clangore,
a brandelli i vessilli immantinente.
In sbandate schiere sconfitti
tornarono i soldati ai casolari,
in silenzio, feriti e derelitti,
ansimanti di ritrovare i cari;
ignudi e macilenti, da pezzenti
entrarono nelle città fumanti,
ignoti, sporchi e sanguinanti
cercaron di ricucir le loro menti;
arrancarono tra le vie sconvolte,
dove le folle erano insepolte.
Negli ospedali solo il color di morte.
Fu dura la guerra e così fu la sorte.
Le cicatrici son testi, le ferite guarirono,
si costruirono strade, palazzi, fontane,

nell'aere musiche e canti si sentirono,
festosamente suonaron le campane
e sorsero parchi e città più belle,
l'argentea luna sorrise alle stelle.
Benessere ci fu tra i cittadini,
olezzarono le rose dei giardini,
montagne e colline verdeggianti,
notti sfavillanti, ma pochissimi santi.
Riapparvero un dì le aquile repenti,
impazzirono degli uomini le menti,
rullarono i tamburi, s'udirono le trombe,
marciarono gli eserciti, crebbero le tombe.
Consumarono i rapaci il vile pasto,
tra gli uomini dilagò il contrasto,
di sabbia distese il vento il gran lenzuolo
sulle dune dei morti, per cui fu duolo
combattere a forza e non saper perchè,
uccidere il fratello per poi dire: ahimè!
Mentre l'odio con affannata lena,
felice di suppurare la cancrena
caricando le cartucce, mai satollo,
attendeva che avvenisse il crollo
per poi salire, fiero, sul suo podio
e cantare del dramma il triste esodio.



 

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Profilo Autore: Gino Ragusa Di Romano  

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Deserti di ossa e dune di teschi,
occhiaie vuote e denti digrignanti
di forte rabbia per una morte orrenda,
deliranti nelle fosse gridano il dolore
e dai roventi forni le vermiglie fiamme
sputano al vento l'eloquente cenere
d'un olocausto truce e immotivato.
Come il canto degli uccelli in gabbia,
che tra le gretole cinguettan di mestizia;
così, o fratelli, la vostra nenia veemente
sale dalle oscure tenebre sotterra
e tuona tra i lampi, mentre il ciel imbruna.
L'aria di morte di sudore è pregna
d'antiche ansie, di pene e vilipendio,
che offendono ancor l'esser umano.
Le mie lacrime di sangue raggrumato
son parole d'amore dette al vento,
mentre mi spezza l'anima l'affanno.
Niente mi resta, se non col capo flesso
pregar per voi senza obliar giammai,
perchè i campi spinati e i crematoi,
sensali a forza del ceto scellerato,
nella fredda quiete ancor singhiozzano,
nolenti d'iscenar sì grave lutto.
Pensate, o uomini, a ciò che la storia scrive
ed accendete i forni per bruciare i semi,
che son flagelli dei destini umani.
Forse la storia non è magistra vitae,
ma accademia per tanti delinquenti,
che insegna spesso a vincer le partite,
annientando gli onesti concorrenti.


 
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Profilo Autore: Gino Ragusa Di Romano  

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Sono le stesse  mani
quelle che ieri
ti accarezzavano piano 
quelle che ti amavano,
 mani che ora guardi
con paura e disperazione
mentre si abbattono
sul tuo fragile corpo
riempiendolo di lividi,
e la bocca
anche la bocca è la stessa
di ieri
quella che ti diceva dolci parole
e che ora sputa veleno
vestendoti d'insulti
lacerandoti l'anima e le carni,
e ti senti in colpa 
e nascondi la tua vergogna
nessuno deve sapere
che sei morta
dentro

 
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Profilo Autore: Paola Pittalis  

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Mi sveglio dopo una notte
senza sonno senza sogni
Affogo in questo caffè
che è più amaro del solito
 
Le tue  ruvide parole fanno coriandoli i miei pensieri
 
I bambini dormono ancora
Le pareti sono colorate di nero
La porta non ha più la maniglia
 
I tuoi gesti violenti paralizzano la mia energia
 
Era buio ho sbattuto contro una porta
I muri si avvicinano
Il soffitto si abbassa
 
Il tuo sguardo diverso è vestito a lutto da tempo
 
Dove sono?
Non ci sono più
Sono in una bara
Questo è uno dei gironi dell’inferno.
 

 
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Profilo Autore: Barbara  

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Immortàl Poeta wisitasti pur l'Awerno
il reo condannasti, il giusto coi Santi.
Dowe trowerai ora tante bolge per il gowerno
che pur wiwi son dannati tutti quanti?
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Profilo Autore: michele losito 1906-1990  

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Amavo,

dormivo,

sognavo,

poi 

un salto nel buio.

Delle mani crudeli

mi strapparono le vesti

mi pestarono a morte

son caduta nel buio più fondo.

Ho vagato su strade deserte,

le lacrime cadevano fitte,

la mia mente rivolta

a quel luogo,

le onde del mare risentivo

alle orecchie.

Ho vagato e senza saper come

ho trovato la porta di casa.

i miei cari dormivano tutti..

Ho lavato il mio corpo infangato

ho tappato la bocca con tutti.

ho inghiottito le lacrime per anni,

ma ho smesso di amare dormire e sognare.

io di notte risento quel mare ,

risento le voci

rivedo le mani 

che mi toccano tutta,

risento quel mare 

ed ho attacchi di panico,

ho paura di chiudere gli occhi,

il sorriso

la gioia di vivere

io l'ho persa

in una notte  d'estate.

 

 

poesia scritta per una mia cara amica.

 

 

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Profilo Autore: rosy d'agostino  

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Gira e rigira
tira a destra, tira a sinistra
la corda si tende
si spezza
ora pende di lato
recisa
nessun vincitore
come pacco postale
senza destinazione
son bimbi contesi
da genitori 
che han perso la strada
sullo sfondo
una lacrima.



 

 
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Profilo Autore: Paola Pittalis  

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Mamma,

non farmi male,

io posso darti gioia,

io posso darti amore,

posso alleviare le tue pene,

accarezzami

proteggimi

le tue mani morbide

san dare mille carezze,

fammi giocare

fammi gioire,

io non ho visto niente ancora,

ho tanto da scoprire,

ho bisogno del tuo affetto,

mamma

non farmi male

io esisto,

voglio esistere

nella tua vita

e come un albero

ho bisogno dei miei rami,

ho bisogno delle mie radici,

ho bisogno dell'acqua ,

dell'aria per poter respirare,

non togliermi il respiro,

dammi il tuo amore 

mamma.

 

 

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Profilo Autore: rosy d'agostino  

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