Su un a parete dipinta di rosa
o su una spiaggia di cenere e pigne
un dio furioso attraversa i suoi limiti.
Lo si intravede al calare del sole
nascondersi timido dentro un pinolo
oppure appiattito su mura di cinta.
Talvolta il suo pianto non ha la misura
e i suoi occhi proiettili feriscono l’aria,
lo prova il rancore che serbo quest’oggi,
che i sogni stirati, un risveglio han prodotto.
Lo prova il rancore che serbo dal basso
per dei, per pallottole, per pigne e pastelli.
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ps: l'unica cosa che mi stona un po' è il terzultimo verso: quei sogni stirati non mi convincono così come la virgola e il troncamento del verbo avere che "filastrocheggi a" troppo dove non ci sarebbe bisogno per me.