Non ricordo il mio nome,
neppure quello del mio Dio,
sono solo un numero senza importanza,
uno schiavo alla mercé del delirio.
La stella di David strazia il mio petto,
è il mio passaporto per l’inferno
e stride nella mia mente
il cigolio di quel vecchio vagone
come il singhiozzo di un bimbo ferito
nella quiete agghiacciante del destino.
“Sporco ebreo, non meriti di vivere!”
Ed odo risa ubriache d’orrore
aggrottare i miei occhi
crocifissi inermi alla morte
contro quel recinto di filo spinato,
seviziato come un cane randagio
affamato d’uguaglianza e rispetto,
come fossi un vecchio rottame,
un inutile rifiuto umano.
Ormai sono solo un gomitolo di ossa
piegate dalla fatica e dal freddo,
han saccheggiato la mia dignità
ed ora volo nel fumo di quel comignolo
pesante come piombo,
come la coscienza dell’uomo
schiacciata da un cielo assassino.
Commenti
e questa e' una di quelle volte ... complimenti !