La giornata si presentava intensa d’impegni  tra lezioni da seguire, pratiche da perfezionare presso la segreteria universitaria, dispense da acquistare, provvedere alle necessità giornaliere per la sopravvivenza, quella mattina che, come ogni mattina mi vedeva scendere le scale della mia abitazione per recarmi al bar a far colazione. Ero talmente preso dai miei pensieri che, stranamente, non mi accorsi nemmeno di quella splendida massaia che era la mia vicina di casa, che arrancava, appesantita dalla borsa colma della spesa, verso casa. La sua voce bassa ed educata mi giunse come fosse trasportata da qualche vento lontano.

·         Signore mi scusi…

·         Buongiorno, mi dica…posso esserle d’aiuto ? Dia a me la borsa gliela porto io fino a casa…

·         No, non per questo mi sono permessa di fermarla. Mi permetta, invece, di chiederle…sa, notavo, avendola incontrata spesso al mattino…ma lei, ad inizio giornata…è sempre così. come dire…incavolato, scuro in volto ?

Già, com’ero io, non solo al mattino ma sempre. Bella domanda ! Ognuno di noi, in effetti, ha due volti. Quello con cui vuole apparire e quello che nasconde nell’intimo di se stesso. Siamo molto simili a Giano bifronte e, a volte, diversi. E, molto spesso, l’apparire camuffa l’essere di ogni individuo.

·         Tranquilla, signora, mi vede così perché ancora sto dormendo. In genere sono…un pacioccone spassoso, almeno così dicono gli amici.

·         Meno male ! Volevo chiederle una cortesia e, visto che mi ha confermato di non essere burbero, vorrei che lei mi prestasse attenzione…non ora, avrà degli impegni, credo, diciamo verso le sedici, a casa mia, sia puntuale, mi raccomando !

·         Ehilà, quanti misteri ! Però, insomma, una bella donna varrà qualche sacrificio ! Infine, la cortesia che voleva da me poteva essere quella di aiutarla a cambiar posto a qualche suppellettile, nella mia umiltà non credetti ci fosse altro ! Quindi promisi e così fu. Alle sedici, puntuale, bussai alla porta di casa sua. Ero ansioso e un po’ eccitato per quell’incontro con una donna tanto modesta nell’abbigliamento e nel portamento, quanto bella e misteriosa. Io, giovane studentello al secondo anno di medicina, la immaginai come la mia prima e non certo ultima, avventura con una donna più grande di me. La porta si aprì lo spazio necessario per fare uscire la sua testa che, dopo avermi osservato, permise che la stessa si spalancasse definitivamente per farmi entrare. L’atmosfera era ovattata, quanto discreto il suo saluto sussurrato foriero di dolci trame. Non ebbi tempo per esprimere questa mia impressione favorevole, che dalla fine del corridoio mi colse l’urlo di un bimbo che correndo si aggrappò al vestito della madre. Un particolare inquietante che vanificava, in parte, le mie aspettative da quell’incontro.

·         Suo figlio signora ? Non sapevo ne avesse !

·         Ma certo che ne ho. Di la ho la femminuccia…per questo l’ho chiamata.

·         Strano…non mi spiego l’attinenza tra la sua femminuccia e me…ma me lo spiegherà.

·         Venga, venga che gliela farò conoscere.

Così dicendo, mi fece entrare in un ambiente alquanto angusto, indice di una povertà dignitosa nelle sue espressioni. Su un tavolo piccolo, erano sparsi dei libri e al suo capo era seduta una fanciulla di aspetto fisico diverso da quello della madre. Era una ragazza ben impostata, massiccia, bella senza dubbio ma…statica. La madre aveva una bellezza diversa, più dolce, una figura prorompente nelle forme, il passo sensuale, felino. Insomma, da quanto colsi, mi trovavo da vanti ad una diciassettenne, per giunta timida ma imponente, era alta quasi quanto me ! Si chiamava Elena.

·         La mia Elena, è arrivata al penultimo anno del suo corso d’istruzione è ha qualche deficienza in Biologia, i professori ritengono che abbia bisogno di qualche lezione integrativa .Ora…sa…di questi tempi i soldini non bastano mai. Ho pensato a lei, o a qualcuno degli amici che condividono il suo appartamento. Siete tutti universitari, forse potreste darle una mano e stamattina ho trovato il coraggio di chiederlo a lei.

Prima mazzata che mi cadde tra capo e collo. Era stata, dunque, una casualità, l’interesse verso di me ! Eppure io sono…si, non sono un granché ma non sono malaccio in fondo e poi, sono tanto simpatico…a detta della mia mamma ! In fondo, un gran cuore l’abbiamo anche noi grandi conquistatori ! A quel punto mi venne da chiedermi, conquistatori  “de che ?” perché la signora mi aveva glissato e dovevo, ora, ritrovare una strategia per entrare nel suo gradimento. Dopo averle assicurato che mi sarei occupato io della sua ragazza, individuammo un orario o meglio, mi imposero un orario pomeridiano confacente più a loro che a me, ed io, ogni giorno mi presentavo puntuale con la speranza di riuscire a star solo con la madre. E, invece, una sera mentre “la mia allieva” studiava da sola, chiesi alla madre che sferruzzava accanto a me, che mestiere facesse il marito, di cui stranamente, non si parlava mai. Mi rispose con grande agitazione che faceva il facchino alla stazione e che non me ne parlava perché essendo un tipo molto geloso non era al corrente della mia presenza a casa sua. A questo punto cominciai ad andare in agitazione anch’io e, involontariamente, mi diedi un’occhiata attorno, quasi a cercare un’eventuale via di fuga. Chiesi, quasi con indifferenza come fosse di costituzione e mi fu risposto un laconico : robusto, che non riuscì a dissolvere la mia ansia. Per niente. Poi un giorno avvenne, inesorabilmente, inevitabilmente. Questo perché la donna dei miei desideri, infine, lo aveva avvertito della mia funzione e della mia presenza a casa sua nelle ore pomeridiane. Mentre stavo spiegando alla “femminuccia” l’ereditarietà dei caratteri, squilla il campanello della porta che venne aperta e pesanti passi si avvicinano alla stanzetta in cui ci trovavamo. A quel punto mi girai per vedere chi stesse entrando e quando la sagoma si stagliò tra i battenti, maestosa, imponente, apparve la figura di Macis…..scusate, del marito della signora. Restai annichilito ! Non una parte di quel corpo era privo di muscoli che guizzavano da ogni parte. Due mani nodose e rudi erano le sue terminazioni e facevano tanta, tanta paura. Non mi guardò nemmeno, eppure sentivo che mi teneva sottocchio. Mi feci coraggio, mi alzai e, protendendo la mano, mi presentai e lo salutai. Mi sfiorò con lo sguardo e rispose stringendomi la mano a tenaglia. Non gridai per dignità e per la consapevolezza di poterlo fare per i restanti cinque giorni della settimana.

·         Ciao professore. – mi disse –

·         Non sono professore sono studente di medicina. – risposi quasi a volermi giustificare –

·         Professore, studente, che differenza fa ! Tutta roba da scuola…. – rispose spazientito –

Per me, in quel momento, andava bene anche così. Non avevo proprio voglia di contraddirlo. Voi si ? Dopo sparì nei meandri della sua casa e solo una volta sentii la sua voce tuonare verso la moglie un “Giovanna” che sicuramente avrà fatto smuovere gli aghi dei sismografi di tutta Italia. Al più presto sgattaiolai da quella casa e mi rifugiai a casa mia che riscoprii un Eden. Mai più, mai più giurai ! Ancora con i denti che battevano all’impazzata e non me ne vergognavo, guardai le foto delle mie colleghe di università e delle mie care amiche, anche se erano una fonte di imbarazzo, capivo che, il loro non essere…prodighe di generose attenzioni verso la mia persona, non mi avrebbe mai portato a vivere situazioni angosciose come quella che avevo appena passato ! Ovviamente gli amici che vivevano con me non ne seppero mai nulla. Per loro resterò unico,  il più grande, Quello che era stato con una donna grande, sposata e con un marito mostro, geloso. Mentre io, dentro me, vedevo ancora il volto del giovane maturando, un pò pavido, con molte insicurezze  e un po’ di presunzione. Due volti, insomma.
Profilo Autore: Bronson  

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Commenti  

Giò
# Giò 23-11-2015 09:34
Un'avventura tra le tante, la tua, ma questa non è riuscita tanto bene, vero?..
Un racconto ironico con una punta di realtà: spesso questi incontri succedono, o perlomeno, succedevano.
Bravo carissimo, ciao...

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