Un leone si inchina e posa il suo sguardo "sulla luna" (indotto così al sonno), e si sofferma come al solito, sulla leggerezza delle cose. Quando domani lotterà, sarà per la vita, e non per la morte dell'essere, quale è la ragione umana.
Proprio un umano, una di quelle solite notti, mentre quel "segno di fuoco" era dormiente, si avvicinò un po', e pensò finalmente di aver sconfitto quella forza della natura, o almeno di aver conquistato e sottomesso il suo rifugio selvatico.
In realtà, non sapeva, di non controllare la vita di quell'animale "ferito", e nemmeno la propria.
Al sorgere del sole, si scontrarono ancora, la ragione e la natura, perché l'umano aveva oltrepassato la barriera segreta di quell'essere ora prigioniero, che non si stancherà mai di lottare per riavere il suo spazio vitale. Sono sbarre fisiche erette dall'uomo, con cui è stato rinchiuso il leone o un suo simile.
La ragione umana è limitata al punto da non conoscere i limiti: chi la possiede, non conosce il significato di prigionia per altri, all'infuori della possibilità di prigione per sé o per suoi simili.
L'umano così, non sa qual è il senso della libertà, che un animale selvatico cerca..
Ciò che l'uomo ha chiamato "insostenibile leggerezza dell'essere", (interpreto così): è insostenibile per l'uomo che usa la ragione, invece per l'essere, quella leggerezza è al contrario norma di vita, e libertà "selvatica" di decidere per il proprio benessere, capendo e assecondando la natura.
Se l'uomo impone dei limiti ad animali diversi, si crea inevitabilmente un rapporto conflittuale, che genera uno scontro "tra natura e ragione".
Se invece egli pone dei confini oltre se stesso e il suo mondo, succede una cosa totalmente differente:
in qualche modo crea il mondo (già esistente) al di là del suo, ne percepisce l'esistenza senza il bisogno di attraversarlo, ed è subito tranquillo, con la coscienza di non essere più prigioniero.
Con una sorta di illusione, di conoscere al di là del sentiero tracciato, perché egli ha stabilito una specie di patto/ alleanza con la terra straniera.
L'umano la "conosce" perché ne conosce bene i contorni/lineamenti, infatti ha tracciato egli stesso i confini,
gli stessi sia per il proprio terreno, che per la terra oltre il confine, che non vorrà mai varcare.
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Profilo Autore: Sonia Dritsakos  

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