Ciao, come va?
Bene e tu?
Bene anche io, grazie, il lavoro?
Sai con questo tempo infame di crisi infinita non me la passo proprio bene, ho pure cambiato lavoro, ma la musica non cambia, faccio fatica a tirare avanti con il mutuo, con le bollette con le spese mediche con i figli disoccupati e quant’altro, una sfiga, una dannata sfiga; e tu?
Be io non mi posso lamentare, il lavoro c’è l’ho, i miei figli studiano e lavorano, non ho mutuo da pagare e le bollette quando arrivano le pago ad una ad una, insomma, poveri ma tranquilli.
Sembravo un re nei confronti di quell’amico di gioventù che era stato meno fortunato di me, sul lavoro sulla società sulla vita in genere.
Ci salutammo cordialmente, bè ciao alla prossima volta.
Non azzardai a chiedergli della moglie, di Anna, non glielo chiesi, parlammo sui generis, senza toccare il tasto dolente della gioventù.
Da ragazzo io ero stato innamorato perso di Anna, pianti, bevute, disperazione, illusioni e delusioni, improvvise giornate di sole seguite da nottate buie infernali, ho sofferto le pene del purgatorio, mi sono nascosto, dileguato, sono scomparso dalla sua vita per cercare di dimenticarla, ma lei voleva ed era innamorata del mio amico di quest’incontro, senza lavoro, senza casa, senza serenità economica, ma lo amava e lo ha amato sempre; quello che mi tormenta ancora sta nel fatto che il mio amico di quest’incontro ha fatto l’amore con lei, e lei le ha donato amore, l’amore quotidiano di una vita, a lui non a me.
Mentre scompariva in fondo alla strada pensavo triste e malinconico che l’amico mio ha goduto dell’amore dall’angelo della mia gioventù.
Bene e tu?
Bene anche io, grazie, il lavoro?
Sai con questo tempo infame di crisi infinita non me la passo proprio bene, ho pure cambiato lavoro, ma la musica non cambia, faccio fatica a tirare avanti con il mutuo, con le bollette con le spese mediche con i figli disoccupati e quant’altro, una sfiga, una dannata sfiga; e tu?
Be io non mi posso lamentare, il lavoro c’è l’ho, i miei figli studiano e lavorano, non ho mutuo da pagare e le bollette quando arrivano le pago ad una ad una, insomma, poveri ma tranquilli.
Sembravo un re nei confronti di quell’amico di gioventù che era stato meno fortunato di me, sul lavoro sulla società sulla vita in genere.
Ci salutammo cordialmente, bè ciao alla prossima volta.
Non azzardai a chiedergli della moglie, di Anna, non glielo chiesi, parlammo sui generis, senza toccare il tasto dolente della gioventù.
Da ragazzo io ero stato innamorato perso di Anna, pianti, bevute, disperazione, illusioni e delusioni, improvvise giornate di sole seguite da nottate buie infernali, ho sofferto le pene del purgatorio, mi sono nascosto, dileguato, sono scomparso dalla sua vita per cercare di dimenticarla, ma lei voleva ed era innamorata del mio amico di quest’incontro, senza lavoro, senza casa, senza serenità economica, ma lo amava e lo ha amato sempre; quello che mi tormenta ancora sta nel fatto che il mio amico di quest’incontro ha fatto l’amore con lei, e lei le ha donato amore, l’amore quotidiano di una vita, a lui non a me.
Mentre scompariva in fondo alla strada pensavo triste e malinconico che l’amico mio ha goduto dell’amore dall’angelo della mia gioventù.
Commenti
Bellissima e molto condivisa é un vero spaccato di vita.
Ciao...
Diamoci da FARE!!