Bongiorno a lei sora Giocò, me scusi pe` l'ardire
nun è pe m'picciamme de l'affari vostra,
ma m’è sembrato de ave` visto
er sor Augusto, si…proprio lui er vostro
consorte,li dietro all'angoletto
si propro li 'ndo c’è er baretto
der sor Giggetto.
So che lo cercavate, sora Giocò
ma nun ve l'ho avvisato.
Nun è per quarche cosa , ma 
si nun sbajo l'ho visto abbraccicato
stretto stretto ar buio li nell'angoletto
a quella panterona de la fija der
portiere.
Sora Giocò, che fate
mettete giu quo scopettone
pe carità de Dio, ma che ve frega.
Tenetela more` pe carità che questa
mo li scanna tutt'eddua come capretti.
Levateje er cortello da le mano,
Oddio ce sviene ...
Corete commare` serve l'aceto
fatejelo annusa che s'aripia
nine` tireje su le gambe, sventolaje la faccia
E che te lo dico a fa che giornataccia.
Ecchitelo tiè guarda chi ariva, er mandrucone.
A sor Augu, sentite che ve dico, è mejo che ve date a la campagna,e pe quarche
giorno nun ve fate vede, voi e quella sisona .
Che si ve pia, la sora Gioconda ve gonfia come
na zampogna.
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Profilo Autore: Marina Lolli  

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