Nel risalire al Plèroma
Chiederò agli Arconti
La ratio che mi spieghi
Il quid della tua forma
Quello della materia
E qual concetto i due termini leghi
Alla norma che genera
L’essenza deleteria
D’impudicitia carnis
E finemente intesse
Nell’ordigno del male
Quel tuo sguardo di Medusa – ipostasi
Delle stroboscopie
Del passato e di nuove
Parallassi. Dal Còcito
Un'altra simil-fisica
Fantasmatica evàpora
La tela del rito antico e accettato
E del tuo corpo di simboli istoriato
Mi consola che gli ἄρχοντες decifrino
L’ermetica follia del tatuatore
E quei segni al sentor di bergamotto.
Commenti
Sei cervellotico!
Però il tuo stile mi piace (lo conosco).
Un caro saluto da Ibla. *****
Ad maiora...
Noi tutti in fondo,io per prima, abbiamo sempre qualcosa da imparare.
Con simpatia ti auguro e auguro a Ibla una serena notte.
Io accetto di buon grado tutti i commenti, se costruttivi, perchè mi aiutano, credo a riflettere, ma non posso cambiare il mio modo di scrivere, non sarei me stessa e non sarebbe la mia Poesia. Grazie a te Marina, a Ibla e anche a Filicheto al quale ho risposto anche privatamente
Siamo felici,tristi, alienati da questa vita,o vitali e giocosi..e scriviamo per alleggerire la nostra anima.
Ti auguro un buon proseguimento di serata.
Marina
Fra cento anni, quando ancora si parlerà diversamente, ci terrei a rappresentare la lingua dei nostri tempi. Per quella antica, abbiamo già degni rappresentanti.
Ciao carissimo.
Complimenti
Sai... non sono, però, i paroloni, a fare una poesia :)
Però, complimenti... spero di leggere altro di tuo.