Barba bianca incolta,
chiazze di dentifricio,
occhi rigonfi e stanchi
dal sonno malsano.
Piegati sulla sedia,
pollici intrecciati
recitano il rosario,
un disperato “Padre nostro”.
Capelli arruffati,
densi ed appiccicosi
sono già nove giorni
che non gocciola il soffione.
Trillate di campanello,
pervaso dal terrore,
isolato dal mondo
ogni attimo fa paura,
disabitudine agli esseri umani.
Un tempo scriveva poesie
in metrica faziosa
poi ha smesso di studiare
non sa più chiudere in dieresi.
Un flash improvviso
lo riporta al secolo scorso
quando il sole di maggio
abbagliò la giornata,
dove pur incapace
ballò un lento con la sua sposa.
chiazze di dentifricio,
occhi rigonfi e stanchi
dal sonno malsano.
Piegati sulla sedia,
pollici intrecciati
recitano il rosario,
un disperato “Padre nostro”.
Capelli arruffati,
densi ed appiccicosi
sono già nove giorni
che non gocciola il soffione.
Trillate di campanello,
pervaso dal terrore,
isolato dal mondo
ogni attimo fa paura,
disabitudine agli esseri umani.
Un tempo scriveva poesie
in metrica faziosa
poi ha smesso di studiare
non sa più chiudere in dieresi.
Un flash improvviso
lo riporta al secolo scorso
quando il sole di maggio
abbagliò la giornata,
dove pur incapace
ballò un lento con la sua sposa.