In alto, poi giù a spirale

rischiando di cadere
 risalendo.

Vivere il rischio 
e trasformarlo in vita
stile, modo di essere e pensare,

amore per il prossimo minuto,

occhi negli occhi, 
senza assuefazione.
Altro da questo si crede che sia vita,

ma, di questa è solo fantasia.

Spesso,
premesso un buon sigaro toscano
e l’estro risoluto del viaggiare,
ben oltre la metà di quattro vite,
prendo per il basso e quindi scendo
ammesso che vi sia una direzione.

Chissà perché ho la convinzione
che la mia storia sia scritta a filo terra,
controvento, andando a sud,
dove scirocco non cambia
in altro vento.

Là dove arrivo non è mai uguale,
e a una coreografia prestabilita,
alle ombre come comprimarie,
cambia sceneggiatura ed il copione.

Talvolta sono io il protagonista,
altre, più spesso, è competizione,
una lotta fratricida di figure
dove la pace è priva d’importanza
o comunque poco interessante.

Si va a testa bassa a legger anni
e ogni personaggio ha i suoi ricordi
simili nei contenuti eppur diversi,
con sfaccettature personali,
visti da prospettive irregolari.

Qui le parole contano ben poco
e quel che è stato detto è stato detto,
niente del fatto può essere cambiato
e del futuro niente ci appartiene,
siamo ombre sempre in disaccordo
che non potranno scrivere una storia,
ma versioni oblique della stessa.

Fossimo saggi scenderemmo ancora
là dove verità si fa mistero,
là dove i molti sono ridotti ad uno,
solo,
e ancor più sotto dell’inferno,
là dove tutto si forma e non emerge
se non in segni che affiorano volendo
quando lo ritengono opportuno.

La luce qui è sdegnata, niente è acceso,
il tempo si misura in eoni
e gli ideali umani abbandonati,
tutto quello che c’è è elicoidale
fatto di somiglianze ereditate,
flebili come un tessuto che si smaglia,
grandi come un cielo sotterraneo
a cui non si può dare dimensione.

Tanto per dire chiameremo mondo
le caverne d’inconscio collettivo
in bolle d’aria risalenti al vivo
che nome non si da e non esiste.

In quelle bolle d’aria si risale
senza portarsi dietro quasi niente
se non la morte come prospettiva
e qualche pianto che si fa poesia.



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Profilo Autore: Abner Rossi  

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Commenti  

nabrunindu
# nabrunindu 19-11-2015 16:43
bella!
Hera
# Hera 19-11-2015 20:38
Molte vere parole, una certa critica all'inettitudin e umana, ad un mondo che sembra non avere ormai facili prospettive. ... molto interessante., bravo!
Giò
# Giò 20-11-2015 16:45
Un dire sofferto e profondo. Verità di tutti che lasciano l'amara realtà dei fatti che inseguono i giorni e la vita stessa.
Molto condivisa. Ciao...

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