nello scorrer silente della sabbia,
angusta dimensione del suo spazio,
clessidra che in ampolle due l’ingabbia.
Nascosta tra le pieghe del linguaggio,
segreto in reticenza custodito
e simbolo d’un’anima in ostaggio
e ossimoro qual infimo infinito,
clessidra col suo tempo rappresenta
un invito a goder l’avaro istante
che la caducità nostra rammenta:
l’Essere è, il Tempo è lestofante.
M’è difficile vivere il momento
suprema dell’istante apoteosi,
ché l’esser ha nel tempo quel tormento
di poeti e filosofi in simbiosi.
Chimera è trasformare il tempo in sogno
e il dì carpir, toccata e fuga lieve,
o in lirico affrancarmi dal bisogno
di questa dimension che incombe greve.
Recondito mi fingo quel desio,
viver l’Essere in autenticità.
Ma naufraga nel Tempo l’esser mio
e in Esistenza approda a verità. (*)
Il futuro che incombe sulle spalle,
l'unico tempo che sembra perfetto
con profumo di fiori, di calle,
speranze ingannevoli, dolci, ma in realta' amare.
Seconi, minuti e ore, accontentano
per poco la vita, si scrollano di dosso
come polvere nel vento, dal sole arrovita,
e' tutto un attimo, ma che
sotto quest'inganno sembra infinita.
ove soli a parlar sono i pensieri
ciascun che contempla i suoi misteri
euforico di calici d’assenzio
di bohémien moderni che sembriamo,
dell’anima pittori e musicanti,
filosofi, poeti o figuranti
sia rëaltà o metafora che siamo.
Viviamo in virtual mondo di tastiera
tra un sospiro una lacrima e un sorriso
sospesi tra l’inferno e il paradiso,
tra amori trasognati nella sera
allor che tutto tace attorno a noi
e tornan le illusioni del passato
e c’infingiamo quel che non è stato
come al prima seguisse un altro poi.
Ma il tempo e i testi scorrono veloci
tra indifferenze o plausi del momento,
e una voce che trova accoglimento
ben presto si dissolve in altre voci.
Così di me farò fantasma:
ombra del sole a mezzogiorno,
nera in notte senza contorno,
soffio informe che non si plasma.
Sarò vuoto nell'infinito,
assenza nuda in falsa strada,
goccia in pioggia prima che cada,
urlo d'amore mai brandito.
Sarà vento il mio sol sostegno:
non voglio occhi né mani finte.
Siedo al buio dietro le quinte,
starò fuori d'ogni disegno.
Senza lacrime né sorrisi,
serro tutto dentro al cemento:
schegge di cor sul pavimento.
Sotterro muta i sogni uccisi.
Riposano riposte nel ripostiglio,
ammaccate, sparse, ammucchiate,
conchiglie in riva ad un cassetto,
il canto di un peluche nello scantinato
una pallida idea rinasce nel baule,
cartoline sbiadite di un tempo che fu,
spento l’inchiostro infiamma un ricordo,
un raggio di sole risveglia memoria
nell’ombra un ingombro di specchi riflessi,
un giradischi diffonde le note di un piano,
saluta con mano una bambola inerme,
ritorna la vita nel suono di un sogno.
che sa di terra e vento
un petalo
si apre ad ascoltare
il delicato mormorio
della vita che si svela
Un fiore non chiede
non lotta
per la sua esistenza
ma si lascia essere
nel suo lento sbocciare
Imparo dal fiore
a sorridere senza fretta
a trovare nella fragilità
la forza di un'anima viva
In questo giardino
di riflessioni
il sorriso di un fiore
è il ricordo di noi
Che matti i ribelli
ci credon davvero
al folle mistero:
inseguon ruscelli!
Son pazzi i poeti
arditi e sconnessi,
tra versi ed eccessi,
sorseggian segreti.
Si credono luce
in mezzo alla notte,
ma mordono fette
di buio fallace.
Eppure lo sanno:
dal cuore alla testa,
con abile festa,
farfuglia l'inganno.
Son speme deserta
tra liquida attesa,
momenti di resa.
Pesante coperta.
Tu, mente composta,
veder non potrai,
né ora né mai,
la vera risposta,
rifuggi dai folli
nebbiosi poeti!
Da mari più cheti,
di ratio decolli.
...E voglio ascoltare il silenzio,
adesso ha abbassato la voce.
lo scricchiolio delle parole si sentono
nel sottofondo del urlare dei sentimenti,
ma troppo' tardi, troppo veloce passa questo,
questo negar delle loro voci.
Il silenzio prova a rinascere come una coperta
che copre un attimo il gelar degli urli, le calma,
le scalda, ma a breve ritornano
finche' il loro mondo non sara' a pieno considerato
insieme ai soffocati sentimenti anche essi dal silenzio.
Non più dovuto bensì ricercato,
con un occhio di riguardo cieco,
estinto nella fretta dei tempi,
evaporato tra le mani dell’uomo
la dignità dispersa in mille rivoli,
ingiurie scagliate nello spazio,
offese lanciate a perdifiato,
indifeso l’uomo senza fiato
nei campi il silenzio della notte
rispetta la luce della luna,
nelle tenebre il suono di una stella
rispetta un uomo che balbetta.
ignari passeggeri a me d’attorno
qualcun sale, qualcuno fa ritorno
ognun di vita va per le sue rotte.
Li vedo in carne e ossa ma i lor volti
non lascian trasparire i lor pensieri,
gioie, dolor e i loro desideri,
e i silenzi diffidan pur gli ascolti.
Questi ultimi versi mentre viaggio
sto per postar sul sito mio virtuale
cercando consonanza spirituale
d’anima ignuda mia, del mio linguaggio,
ad ignoti avatar mando il messaggio
ma di chi mi sta attorno non mi cale.
E’ metafora in ver, vien dalla mente
ché il cuore, benché evochi l’amore,
è sol pompa che va ritmicamente.
La mente è psiche, fonte d’emozione,
e pur se dà dimora ai sentimenti,
non esclude un appello alla ragione
senza cui poësia vive di stenti.
Un dì fu scritto il “De rerum natura” (*)
poema didascalico latino,
quindi dico “non è l’uva matura” (**)
alle volpi che alzando un lor ditino
ritengano spocchioso il poëtare
su legittime ipotesi scientifiche
che crëazione voglian confutare
mediante descrizioni immaginifiche
tradotte in versi, ch’abbiano sfiorato
una questione antica quanto l’uomo,
punto crucial: Essente oppur Creato?
Un tema che richiederebbe un tomo
senza giunger poter a soluzione.
E della vita analogo mistero:
abiogenesi e quindi evoluzione
o tutto per divino magistero?
Di appassionare tutti non mi aspetto
né ch'esser possa “poetico” inteso
quel profondo sentir dell’intelletto
di fronte al grande enigma a noi sotteso.
(*) Tito Lucrezio Caro, primo secolo a.C., poeta e filosofo epicureo.
(**) La volpe e l’uva, celebre favola di Fedro “…vulpes… uvam appetebat...quam tangere non potuit, descendens ait: ”Nondum matura est, nolo acerbam sumere".
In navigazione tra docili bufale,
inondato da ingannevoli fake,
al largo di un personal web
allargo la rete con un social net
la realtà sempre più distorta,
piattaforme dolci fette di torta,
post virali e simulazioni virtuali,
ali per volare ali per cadere
la guida sicura senza mani,
nel frigo la lista per la spesa,
spera l'uomo nell'intelligenza artificiale,
spira l'umano nell'artificiale intelligenza.