percorrono i miei passi
nel labirinto
del sottobosco.
Chiuso ogni facile
passaggio,
attraverso ponti
di cartapesta
e foglie secche.
La polvere
sulle mie scarpe
di vernice
si confonde con la nebbia
della sera
di un pallido autunno.
Dovrò spegnere
qualche entusiasmo
e rallentare
fino alla prossima sosta
rigeneratrice.
La vetta?
Beh, non ho fretta!
Sto pagando la vita a rate
e non ho interesse
ad aumentarne gli interessi…
Almeno, da questa panchina
vedo gli alberi
vedo il cielo
vedo le cime imbiancate
e vedo la via del ritorno.
Dammi la mano…
Dentro il cielo
una corona di stelle
si srotola silenziosa .
E’ tempo di comporre un segno
è tempo di dare voce ai pianti
è tempo di pervadere i cuori.
Tutto è perso .
Poi la bellezza avvolge gli occhi
ancora il mare smuove
la terra vibra
le nuvole scrivono
la pioggia lava.
Si limpida il giorno e
una lieve brezza oscilla
alle pareti.
Il canto semplice del cielo
si tiene tra le stelle.
Sono posti generosi
di lacrime e preghiere
desideri appesi come frutti al ramo
implosi
come bolle di sapone .
E poi saranno bagliori lucenti
emotivi e fragili
e poi saremo leggere ombre
che la notte fiorisce.
… e si sta leggeri
come mucche ai pascoli .
Dalle terre desolate dove sorge
Un sole di sciagura, una luna che ha la forma
Della falce della peste
Guarda la terra, guarda! Non c'è niente
Solo scarafaggi ammassati in orge
Anche l'acqua è finita e l'aria è ferma
Il suolo sotto noi fermenta
I vermi marciano cercando i loro pasti
Gravida terra, piena di morti
Il sangue di vergini e di agnelli
Disseta i tuoi fiori, rendendoli magenta
Infetta il raccolto un tempo casto.
Gravida terra, questo è ciò che porti
Senti, sulla riva, gli allarmi
E nei vicoli bui e neri della città
La guerra portò pure i bambini
Sotto le armi
E li marchiò sotto il nome di Allah
Senti, sulla riva gli allarmi
E gli aerei del cielo e i megafoni parlanti
Senti il suono della vita
Allah. Senti
La grande pestilenza
Portò tutte le età sotto i ferri dei chirurghi
In corridoi stretti e scarni
E neri come le loro carni
Infestate dai batteri
E loro ci dissero che già era tardi
I tarli gli avevano già preso il cervello
E per gli altri la lebbra fece il resto
Vedevamo uscire fuori
Come in catene di montaggio
Piccoli corpi di bambini morti
A passeggio con i loro genitori
Mano nella mano
"Un altro, avanti" e fuori, svuotato
Tagliuzzato fino all'osso
Ma senza trovare alcuna speranza
"Un altro, avanti" e fuori, indietro
Come giocattoli rotti
Avanti e indietro, avanti e indietro
Sul vetro crepato della sala
Sangue rappreso
Più sporca di una stalla
Bambini giocavano saltando, ignari
Sopra i corpi dei loro compari
E tiravano le braccia come bambole
E noi, cos'eravamo?
Mai mossi a compassione
Se non per osservare i loro numeri al giornale
Con che ardore vogliamo
Far sentire i nostri passi camminare
Quando c'è chi è senza gambe?
Dimmi, Signore
Agnello che sei sorto tra i macelli
Quale antisettico
Ristorerà le tue ferite
Che si aprono sempre
Quando vedi questo mondo?
Mi sento
come in attesa ,
come una foglia intrappolata sul ramo .
Dicembre è sostanza .
C’è la vastità di sparpagliare la pace nei cuori
sollevare la discordia
poggiare la testa sul cuscino
accogliere il silenzio delle cose
come la quercia laggiù,
lei dice notte , dice giorno, dice alba , dice tramonto
con i suoi rami in un unico danzare .
Io vorrei la stessa identica leggerezza
e poter dire è notte, è giorno,
è l’alba , è tramonto ,
è Natale.
Di questo viaggio
senza battere ciglia
potrei non fare ritorno .
La lentezza sulla stuoia
calza con la lentezza dello sciabordio delle onde
di cento tonalità diverse
ho come la sensazione di perdermi nelle sfumature della risacca
slegandomi da ciò che conosco .
Persa in un cielo azzurro
dentro la stanza
con il chiarore del cielo
il pavimento è liscio , fresco.
Due cuscini
mi sostano dietro la schiena in silenzio .
È il silenzio
che spesso amo cercare
viaggio con la mente per ritrovarlo
ma poi voglio tornare
in un piccolo pugno stringo
sentieri di leggerezza
nei suoi trifogli riposa il giallo del sole e tutto il frastuono del creato
che il cuore pervade ed io grata
voglio ascoltare .
Guarda la luna se sei triste
guarda la luna così lontana, ma vicina nei sogni
guarda la luna oltre le nuvole
oltre il buio
e pensa a un mondo tutto da inventare
a misura d'uomo, a misura dell'umano.
La luna nei sogni è l'arcano che ti
fa volare oltre .
Oltre troverai le parole che vorresti sentirti dire
oltre troverai l'arte del vivere come consolazione.
Attimi prolungati
su frammenti di vuoto
veleggiano lentamente
su ogni cosa visibile
la luce molle della solitudine
si posa sui nostri ricordi
nel teatro del cuore
sospese fra buio e luce
fluttuano indelebilmente
tutte le mute foto
pungenti come spilli
ricordo di esistenze rifratte
In fondo mi accontento di poco
basta il mio spazio, rifugio sicuro
per donarmi serenità interiore.
Qualche intrusione non richiesta
cerca di turbare la mia quotidianità
poi tutto si ferma repentinamente
e riassaporo la mia solitaria follia.
In fondo essere folli non sempre nuoce,
la vera pazzia è lasciarsi sedurre dal Nulla.
quel Nulla che vorrebbe ingoiarti per poi
espellerti come escremento indesiderato.
Il vero escremento è fuori dal mio spazio,
alla ricerca di un pertugio su cui spalmarsi
con fetide esalazioni in ansimante delizia.
Se riuscisse in questo suo atto finale,
il compiaciuto Nulla manifesterebbe
un sospiro prolungato e liberatorio
per l'ardua e produttiva impresa.
Meglio stare lontani dal caos e
dallo smog della vita moderna,
un salto nel passato non lontano
rimetterebbe al posto giusto pedine
sfuggite al controllo della razionalità.
Adoro il silenzio come spazio riflessivo
odio il silenzio punitivo o imposto
da soggetti scaltri e manipolatori,
mere manifestazioni di disprezzo
distribuito a basso costo da terzi
con problematiche narcisistiche e
imprevedibili in questo strano tempo
disseminato di dolore e perenne disagio.
Il bonus psicologico sarebbe da prendere
in seria considerazione, tutti in terapia
per debellare i mali dell'anima.
Mentre fora incombe il mattino
E io beato sul mio lettino
Ai ricordi mi ten saldo la mente
Memorie di cibo e di amici
Che ben mi vonno, che assai mi mancan
Di mari smeraldi che mai mi stancan
Di vivi color e viaggi felici
Il bel Paese, che l'Appennin parte
E la bella terra che 'l monte veglia
Landa pervasa di grande sgomento
E pur m'ammalo al pensier de l'arte
Ciò che potea e non è mi sveglia
E mi sovvien sol furia, e tormento
Volatile dubbio si insinua
nel cielo
lacrime d’angelo lavano strade
sporche di detriti di un mondo passato
avanzo di un tempo in cui la malizia
confondeva il senso comune delle cose
l’antico è una tela sfatta di punti incompiuti
e rattoppi alla buona
tessuto logoro che non scalda
nell’inverno presente
la fredda neve verrà assorbita
da nuove trame instancabilmente
intrecciate mai ferme e sempre mutevoli
l’apparenza è perfezione fittizia
inganno che copre la sostanza delle cose
essa si fa vedere agli occhi
solo attraverso uno strappo dell’esistente.
Ci vuole carattere per barattare la propria integrità
lisciando il pelo a chi da sempre è tuo nemico.
Ci vuole carattere per abbassare il capo a chi denigra
o lusinga scientemente con ignobili intenti.
Ci vuole carattere per mostrarsi diversi da ciò che si è.
Io non ho tutte queste doti e resto ciò che sono,
se non ti vado bene me ne dispiaccio per te
ma, non riuscirei a cambiarmi neppure volendo,
non mi appartiene la finzione innata o programmata.