Tornò a piovere,
l'acqua s'appoggiò sulle grondaie,
danzò sui balconi,
scivolò piano sulle finestre.
Sulla brulla terra andò
a disegnar pozze.
Rigagnoli formò tra cumuli di pietre
e stradine intinte d'erba.
Passeri e gazze,
che nelle fronde degli ulivi trovavano riparo,
allo spuntar dei raggi del sole
s'inchinarono all'arcobaleno
e a ristorare la lunga
sete s'approssimarono
in gaudenti cinguettii.
Gocce solitarie saltarono
giù dalle foglie delle viti.
Dai filari dei vigneti forte salì
un odore di bagnata polvere
e dall'aria gradevole,
fresca d'un giorno piovoso,
d'improvviso tornò
a imperare il caldo,
padrone assoluto
di quei campestri luoghi.
Si colorarono di tenui sfumature
rosse e di gialle righe,
le pale dei fichi d'india.
Le nere olive alla luce luccicarono
come gemme d'oriente.
Mezzo dì giunse,
cantarono felici le cicale
a sfidar quasi l'umano udito.
Scuri serpentelli avvinghiati
ai tralci sorrisero impertinenti.
I cingoli dei trattori ruppero l'armonia
e fra marroni nuvole
si persero.
L'ora venne del meriggio.
Risuonò ancor tra i campi,
delle cicale l'imperterrita melodia.
Lento scese,
tra sfumature d'arancio appese in cielo,
l'astro celeste che tutto illuminava e
dopo un lungo viaggio dall'oriente,
all'orizzonte andò a dormire.
Fu così che, fra l'euforia dei grilli,
la notte, prese il posto dei diurni colori
e io dal mio piccolo rifugio
tutto questo estasiato
osservai,
aspettando che
un nuovo cerchio
la vita disegnasse.
l'acqua s'appoggiò sulle grondaie,
danzò sui balconi,
scivolò piano sulle finestre.
Sulla brulla terra andò
a disegnar pozze.
Rigagnoli formò tra cumuli di pietre
e stradine intinte d'erba.
Passeri e gazze,
che nelle fronde degli ulivi trovavano riparo,
allo spuntar dei raggi del sole
s'inchinarono all'arcobaleno
e a ristorare la lunga
sete s'approssimarono
in gaudenti cinguettii.
Gocce solitarie saltarono
giù dalle foglie delle viti.
Dai filari dei vigneti forte salì
un odore di bagnata polvere
e dall'aria gradevole,
fresca d'un giorno piovoso,
d'improvviso tornò
a imperare il caldo,
padrone assoluto
di quei campestri luoghi.
Si colorarono di tenui sfumature
rosse e di gialle righe,
le pale dei fichi d'india.
Le nere olive alla luce luccicarono
come gemme d'oriente.
Mezzo dì giunse,
cantarono felici le cicale
a sfidar quasi l'umano udito.
Scuri serpentelli avvinghiati
ai tralci sorrisero impertinenti.
I cingoli dei trattori ruppero l'armonia
e fra marroni nuvole
si persero.
L'ora venne del meriggio.
Risuonò ancor tra i campi,
delle cicale l'imperterrita melodia.
Lento scese,
tra sfumature d'arancio appese in cielo,
l'astro celeste che tutto illuminava e
dopo un lungo viaggio dall'oriente,
all'orizzonte andò a dormire.
Fu così che, fra l'euforia dei grilli,
la notte, prese il posto dei diurni colori
e io dal mio piccolo rifugio
tutto questo estasiato
osservai,
aspettando che
un nuovo cerchio
la vita disegnasse.
Commenti
Sono proprio felice di aver letto questi versi, mille grazie ,Marina
Un saluto da Ibla.