Percorsi accidentati dove spesso
il piede piega e il dolore monta,
andrebbero nettati degli intoppi
per ritrovare il regolare passo.
A volte accade di chiamare spasmo
quel che ci accade forse per disegno
o solamente per attrarci addosso
oscuri segni d’abbandon protratto.
Come al tramonto sempre segue l’alba
e l’alba lascia il suo posto al giorno
e poi la luce fodera il meriggio
fino al predare delle stelle i lampi,
così vorremmo - anzi dovremmo -
rismerigliare della vita il nastro
riassegnando il ruolo esatto esatto
a quel respiro che se pur ci illude
almeno ci consente d’esplorare
percorsi nuovi dove sgambettare,
giardini arsi da ripristinare
con vanga e linfa che procureremo
in quelle ore, quand'anche per errore
si riesce - sì - ad esser giocolieri,
maghi speciali in vena di pazzie
o umili artigian d’un salva vita.
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