Quasi quasi è arrivata l’ora
di brindare alla cecità
e alla sua intolleranza.
Dieci gradini di cristallo
che stimolano la digestione
e poi via,
direzione monte di venere.
Se vuoi spegni pure la luce
e non ti dimenticare
il buon vecchio
complesso rock.
Lo sai che io stasera
mi sento un po’ floyd,
in un misto fra distorsione
e architettura sonora.
Anche se non ti piace
come ti bacio dietro le orecchie,
credimi non fa differenza
per un promesso-suicida.
Non lo farebbe neppure
per il mio specchietto,
e le sue schede.
Non lo farebbe neppure
per questa sintesi
di materia e forma.
Diciamocelo chiaramente
che non abbiamo
un mosaico in comune.
Forse si tratta di un puzzle,
solo forse però,
perché io non ci vedo.
Volevo ringraziarti
per le pause che interponi
fra un bicchiere e il prossimo,
per la velocità di uscita
e per avermi omaggiato
del bicchiere con bugs bunny.
Era sicuramente più bello
dei fiori di plastica
che avevi comprato all’autogrill,
nel tuo ultimo viaggio.
Ti ricordi ??
Dicevi che ti eri persa
e avevi bisogno di ritrovarti.
Forse allora eravamo simili,
perché anche io mi sentivo perso,
senza di te,
perché anche io avevo bisogno
di una piccola fuga.
Peccato che non esistano autogrill
nelle mie licenze,
peccato che ogni mia fuga
si concluda con il culo per terra
o con la faccia
contro il tavolo della cucina,
nell’umido del ghiaccio sciolto
e nella solita vecchia pozza
di vomito e indisciplina.
Che poi è l’unica cosa certa
nel va e nel vieni
della mia buia solitudine.
Io sono un bimbo che balla
sopra ad un arcobaleno
ed il mio cuore
persevera imperterrito
a ricercare orizzonti
con te al centro.
Una corona musicale
che mi sospenda
-anche solo un secondo-
ed io sarò contento
di aver suonato
il mio spartito
con te che ascolti,
ricamo tra i righi ,
bella come un foglio nuovo
sul quale sono libero
di non mettere punti.
Io sono un bimbo che balla
sopra ad un arcobaleno
e ti ho trovata
camminando sulla spiaggia
mentre il mare
faceva l’amore col cielo.
Una sirena di corallo
che mi ha rapito
-e si è infiammato il mondo-
ed ho sentito, lento,
un richiamo lontanissimo,
chiamava il mio nome
dalla conchiglia.
Ed io ero nato solo
per questo nostro incontro.
dopo aver volato così a lungo
è bello rientrare in me
spostando il mondo un po’ più in là
forse un poco di polvere
da togliere dagli abiti
qualche frammento sbagliato
infilato nelle tasche
qualche parola persa
spinta dal vento
chissà dove
oro
sempre crescendo nell’anima
credendo nel giusto potere
tu sei oro
oro da appendere agli occhi
oro da per vestire la coscienza
oro
sempre credendo in te
tu sei oro
grazie per avermi ricordato
il mio cielo vicino
spruzzandomi anche di nuvole
girando ancora una volta
l’inverno in primavera
forse un poco di grigio
ancora da dipingere sgargiante
qualche tonalità sbagliata
nello sguardo indietro
qualche pensiero distratto
spinto lontano
oltre i mare
oro
sempre crescendo nell’anima
credendo nel giusto potere
tu sei oro
oro da appendere agli occhi
oro per vestire la coscienza
oro
sempre credendo in te
tu sei oro
oro
sempre credendo nella voglia
di riconoscere
tu sei oro
oro da lucidare nel cuore
oro per pulire la fantasia
oro
sempre credendo in te
tu sei oro
riflessi su vetrine
senza sconti.
Collezioni di passate stagioni
racchiusi in un album d’oro.
Modelli lasciati alle spalle
sostituiti da quelli più nuovi.
Excursus di ricordi
divertenti e spiritosi
tristi e malinconici
fortunati e preziosi.
Un carillon di storia
mai uguale a se stessa.
Nessun rimpianto.
Anni che scorrono
sul finire del giorno.
fonemi sempre bizzarri
rapiscon l’ingegno
Frivoli colori volteggiano nel vento
lo sguardo si perde seguendoli
lievità della mente
Pacatamente percorre
quel sentiero desueto
creazioni schizzano
come spruzzi d’inchiostro
che dire amar è poco
Solletico alle dita
frugar nelle tasche
in cerca di carta e inchiostro
oh che stupida dimenticanza
smemorar così il nodo al fazzoletto
Richiamo di vita
un tronco s’inchina rumoreggiando
è come un richiamo
“son qui, usami…son la tua carta”
Genio d’un albero
rapir la mia idea, l’abbraccio
Scrollar la fronda il ricambio
“bello che sei amico prezioso”
Raccolgo i tuoi scarti
incidendoli serratamente
vibrante vita da stendere
Sorrido, sorridi
e c’amammo così per l’eternità.
tra le stecche di bambù,
chiuse tra le carte:
mi sanguina
l'anima...
Mi riverso
coi piedi lerci
su quel soffitto
di albume chiaro:
slitto perplesso
con le natiche all'aria;
trovami,
forse
mi sto deridendo...
E' così beffardo
questo luogo
che ci cammino
con le nocche,
e lo guardo sottosopra,
come mai feci prima...
E se anche mio figlio
nascerà col sesto dito,
lasciatelo indicare
dove io non ho potuto:
echeggierà il suo nome,
di sicuro...
Lasciate che il mio
se ne vada,
celere come l'ozio,
come l'albume
montato a neve:
lasciatemi sparire
in qualche stomaco piatto
e pieno di bile...
Attimi rubati alla notte,
scorrono le lancette dell'orologio
e l'ore non passano mai,
la mente mia
è come una montagna,
difficile il cammino
e mille strade ardue
da attraversare.
La mente mia viaggia
attraverso i cieli
e mille fulmini e tempeste
si scatenano nel mio sistema.
Il cuore mio è fragile,
ma saturo d'amor che lo contiene.
radure nostalgiche in cui scorre
la tua musica
fluente e tragicomica
contro corrente
anche se c'é un guaio, non fa niente
noi continuiamo a danzare.
Ritmi ondosi, giocondi e fecondi
focosi gli omaccioni ai banconi
ma con buone intenzioni.
Irlanda disillusa
ho la mente confusa e attratta da ogni colore
corta é la tratta dal cuore allo spirito.
Vento nel volto.
Animo aperto.
Gocce di gioia nel mio deserto.
Così il mio sguardo si perde
e attimo non passa
senza il desiderio di risentirti..
sotto la pelle dura
in salita nella via curva e ricurva
che porta alle tue mura
Un castello fatato all’apparenza
una fiaba letta e riletta o solo ascoltata
risuona ancor nelle orecchie
dolce voce che accarezza la mente e il sogno
Solitario connubio di anime “gemelle”
particolari diversi ma intensamente identici
Incrocio
rasenti le mura sfiorandole
granello per granello poni baci
Ticchettio di lancette impolverate
dove il tempo lentamente ha corso
senza incontrar la ragion di esistere
Respiri e sospiri divisi da quelle mura
inconsapevoli del sentir dell’altro
Non bussar…entra…sei attesa da una vita.
dà quel balcone che si affaccia
il mare che sembrava
fondersi con il cielo
erano soli a gurdarsi a guardare
un mare placido e un cielo
che irradiava luce della luna sottomesso
prendersi in giro l'un l'altro senza fine ...
il vento che scorre morbido
li solletico abbelendoli
il loro fuoco interiore gli regalo
un bagliore strano rifettendo
sulla loro pelle riarsa
ombre cinesi di voglie nuove.
Aperte le cateratte dei cieli stanotte
una coltre bianca avvolge
il giardino e gli alberi veste
come giovani spose
di fronte all'altare
Fiocchi di pioggia gelata
copiosi scendono dall'alto,
piccole stelle danzano lievi
leggiadria portano a me che li osservo
incantata come una bambina,
la bocca un po aperta
attonita da tutto questo bianco
E ti vedo ….
nel prato innevato
correre, giocare
sento le risate dei nostri bambini
deja vù di tempi remoti
Vedo il tuo sorriso
il tuo sguardo dolce
mi innamorai di loro e di te
ed ancora mi sconvolge la prepotenza
di questo amore
Ti sento arrivare, il passo stanco
affiancato da un ritmo metallico
non mi volto,
le braccia tue tremanti mi avvolgono
le labbra si sfiorano
- buongiorno, ha nevicato !!!! -
Non è una nevicata è una magia ...