L’aria fredda che arrivava dalla gola tra i monti lo sorprese mentre si avviava alla fermata dell’autobus che lo avrebbe portato in stazione. Sollevò il corto colletto del giubbotto nella speranza di proteggersi il collo, ma non ottenne il risultato sperato. Ieri aveva goduto di una piacevole giornata di sole che lo aveva convinto di indossare quel giubbotto primaverile e oggi, nella fretta di uscire di casa, lo aveva staccato dall’appendiabiti dell’ingresso con noncuranza. La cartella batteva sulla coscia sinistra mentre affrettava il passo, quasi come un pendolo che scandisce le ore, ma nella sua mente rigurgitava costantemente il pensiero del la ragazza che vedeva da lontano e sapeva di amare. Non aveva ancora avuto il coraggio di fermarla, di parlarle, di presentarsi, ma poi questa mattina si era fatto forza, spinto dai sentimenti e dall’attrazione fisica che lo consumava. Lei era alla fermata, un’apparizione celestiale! Le si avvicinò.
-Ciao…scusami…io sono Stefano. Non voglio importunarti, ma vorrei conoscerti… e invitarti… a fare una passeggiata.
Lei lo fissò con i suoi occhi di cielo, come quando è sgombro dalle nuvole ed è di un azzurro intenso. Stefano ritirò la mano che le aveva teso, provando un senso d’imbarazzo nel capire che lei era rimasta immobile e indifferente.
-Sei un bastardo…sei un gran bastardo! Pensi che io sia così ingenua dal crederti? Tu hai volgari intenzioni, sei un disgustoso bastardo!
Poi girò le spalle e se ne andò, non senza volgere più volte lo sguardo irato verso l’allibito ragazzo.
Stefano, confuso, si ripeteva quel terribile aggettivo che rimbombava nella mente. Era rimasto immobile e impietrito. Lei ormai era lontana, un miraggio nel deserto… Poi si riscosse all’improvviso, quando giunse alle sue orecchie l’urlo sguaiato di un ragazzino che gli gridava a brevi, aggressivi intervalli : -Bastardo! bastardo! bastardo! Sei un gran bastardo!!!
Aveva sentito la risposta della ragazza, mettendo in atto il suo piano criminale. Poi, soddisfatto, si allontanò e riprese la sua corsa in bicicletta. Stefano si ripeteva che era un bastardo e si convinse d’essere un bastardo.
Commenti
Prima il giubbotto sbagliato in una mattinata colta da un improvviso freddo, poi le agitazioni interiori del sospirato
approccio... a seguire un raggelante rifiuto e per finire lo sberleffo di un ragazzino.
Da raccogliere con il cucchiaino sto poveretto ! Vorrei leggerla con umorismo se non fosse che il ragazzo deve esserci
rimasto così male da darsi lui stesso del bastardo.
E allora mi prefiguro un seguito, perché cedo all'ottimismo di un riscatto favorevole.
Grazie e buona giornata.