Il tempo e lo spazio, le coordinate della nostra esistenza e i confini della nostra dimensione, leggi universali cui non possiamo sfuggire. Un problema, anzi due in uno, se ci collocano nel luogo sbagliato o nel tempo che non ci appartiene. Charlie prende in considerazione il tema nella sua poesia “Il problema sono due”: Tu, tempo,/ che corri/ sul filo della vita/ come fa il respiro/ in un affanno. E tu, spazio,/ che non hai vergogna di mostrarcele,/ le forme delle nostre mal celabili,/ovvie, smisurate miserie”. Le distanze che separano gli amanti e il tempo che scorre, riducendo le speranze della futura felicità sono temi ricorrenti nelle liriche di Charlie. Come in “Time capsule”: …Ma è tutto fermo qui, ora,/ nel mio cuore capsula:/dove il tempo/ non ha più il tempo di essere. Come sosteneva Sant’Agostino il tempo non è che “distensio animi”, un’estensione dell’anima e anche il passato e la memoria sono declinate al tempo del presente. E se lo spazio come in “with-a-little-help-from-my-friends” non è altro che la separazione da un pensiero dell’amata all’altro, allora il circolo è chiuso. …No amore mio, forse non esiste riposo/ per le nostre povere anime, forse non ci sarà mai pace:/ se non nello spazio indefinibile/ che separa/ un pensiero dal prossimo,/ e un anelito da un logico affanno”. Si tratta di distanze geografiche come in “La Collina Borovickij”: …Manchi solo tu,/ e se guardi meglio/ lo vedrai bene/ che il mio bacio/ è sempre lui,/ quello che una notte/ di tanti anni fa/ illuminò a giorno/ gli sfarzi del Teatro Bol'šoj,/e che riscaldò con amore/ quel nostro intenso,/ troppo breve,/ passaggio nel GUM/. O come nel “Il seme della matrioska”: L'ho imparato da te, donna dell'est:/ che, fra le altre cose,/ anche l'odio/ può far un viso / rosso d'amore”, o come nella “La buca delle lettere”, il cui titolo in caratteri cirillici ci fa capire che l’autore si rivolge alla stessa donna: …almeno per me,/ che se non te lo dico/ ogni giorno, che ti amo,/ potrei anche morire./ Come un pensiero/ a cui manca l’aria,/ e che boccheggia/ nel mondo mesto/ di una busta chiusa”. Il mondo poetico di Charlie mostra un volto nostalgico e malinconico, in cui l’accettazione del passato, però, non è mai totale, perché in fondo all’anima c’è sempre uno strato ineliminabile, forse, di speranza. In “Sometime. Somewhere” ad esempio, l’autore scrive: “Qui, da dove/ non si vede/ altra soluzione/ se non perdonarsi/ di avere un cuore/ così generoso/ da non poter/ mai reprimere i suoi sentimenti/. Il perdono è l’unica soluzione che può riavviare i motori di un amore deragliato su un binario morto, ma sempre vivo nell’animo dell’autore, perché ogni incrocio della vita riporta a quell’amore, così intensamente vissuto. Come spiega con chiarezza in “Avenue des champes elysees”: …E non mi sembra più un campo eliso/ la mia vita, oggi, se per di qua/ o per di là/ ch'io mi volti, trovo soltanto/ impronte che conducono / tutte quante/ allo stesso allettante incrocio/”. Allettante perché può riportare la gioia nel suo animo. Dell’amata, l’immagine che ci presenta è quella della donna angelicata, così cara alla tradizione poetica italiana. I versi in cui la descrizione è più chiara sono quelli della lirica “Princesa” (titolo ripreso dalla canzone di De Andrè): …Mi ha parlato/ la voce del nume:/ e tu sei apparsa, divinamente rivelata,/ come nel solito sogno che si fa ad occhi aperti./ Ma non era un sogno,/ eri vera, unica,/ irripetibile,/ rara”. Unica, irripetibile e rara, divina apparizione: sembra quasi che sia un poeta del trecento a parlare della sua donna. E anche la natura sembra partecipare alle vicissitudini del poeta, come in “Per sempre è per sempre”: …Forse per sempre/ è per sempre,/ lo avevi detto tu,/ ma a guardar bene,/ oggi che non sei qui,/ non sono solo ad aspettare:/ tutta la natura/ piange con me./ E non sono semi/ questi che volano/ come fiocchi di neve,/ sono i nostri mille/ dolci ricordi./ Li ho dati al vento/ perché ti possano/ piano piano raggiungere”. Tutta la natura piange per quell’attesa e quel “ per sempre” si fissa nei ricordi che grazie al vento potranno raggiungere la donna amata. Lo stesso clima autunnale delle “ Les feuilles mortes”, la poesia che abbiamo scelto di proporvi in video e che è ben rappresentato oltre che dalle immagini scelte da Antonia Vono, dai seguenti versi: …L’autunno è un saluto malinconico:/ è un monito che afferma/ che il lungo e freddo inverno/ di già incombe, a grandi passi./ Non so cosa dire,/ sono un po’ confuso,/ però intanto, se vuoi, andiamo a vedere/ cadere le foglie”. Con la chiusa Ungarettiana a fare da cornice al senso dell’amore. Un amore cantato con versi talora dolenti, quasi sempre nostalgici, ma sempre presente nella penna del poeta come in “Dal golfo dei poeti”: …Leggi le carte,/ i vecchi tarocchi,/ e il mio diario: scoprirai/ che non vi è alcun dubbio/ che ti amo./ Qui le lettere/ sono mille gocce/ di inchiostro suicida:/ un tuffo dopo l'altro/ e prima o poi/ anche il mare/ si farà ammasso di china blu./ Sarà una lunga/ dolcissima poesia,/ sarà indecifrabile,/ ma tu lo sai già/ che parlerà/ di te”/... Un amore dichiarato senza alcuna ritrosia, come abbiamo già visto nella “ Buca delle lettere” con quel “ se non ti dico ogni giorno che ti amo, potrei morire”. A tanta appassionata tenacia non sempre corrisponde il risultato desiderato: lo spazio- distanza e il tempo, ormai hanno avvelenato i pozzi e l’autore lo annota nei suoi versi. Come in “The sound of silence”: …Discorsi che io sento,/ e che ti ripeto,/ anche se tu/ sei sempre più sorda,/ ed il silenzio/ non lo vuoi/ proprio mai ascoltare”. O in “Diamonds & Rust” (titolo tratto da una canzone di Joan Baez): …Volevo farti un piccolo/ dolcissimo regalo,/ ma tu non le leggi più/ le mie poesie” o infine in “Over the hill:” …Ma poi mi hai portato in cima alla collina, per pietà./E che non ci sarebbe stato niente di notabile lassù,/ già lo sapevo: non conta la meta, conta il viaggio./ Non mi vedi più ora? È che ho cominciato la discesa”. E’ vero che a contare è il viaggio, si può anche perdere, ma l’importante è che durante la marcia il cuore sia riuscito a vibrare e a dare e ricevere felicità. E se dal viaggio si può tornare, forse c’è ancora una speranza. Come in “Se Dio vuole vado e torno”: …Sono soltanto un uomo,/ fatalmente precario,/ inconsistente, effimero, fragile./ Ma se/ Dio vuole/ vado e torno”. E in quel “ torno” c’è tutto il senso del mistero dell’amore, se può farci immaginare un altro incontro con la stessa persona, in un’altra situazione, dove magari le coordinate spazio-temporali, siano più fortunate. Grazie Charlie.
Francesco Burgio
Commenti
Francesco Burgio ha collaborato con me in questo video, oltre che nella scelta del testo da rappresentare, anche per la musica, considerato il titolo della lirica dell'autore : " Les feuilles mortes". Brano in cui Yves Montand interpreta l'omonima poesia di Jacques Prevert, su musica di Joseph Kosma.
Ringraziamo l'autore per aver collaborato con noi e per la fiducia riposta nelle nostre scelte, ringraziamo sempre anche lo staff per lo spazio concesso.
Buona visione a chi passerà qui, nel mondo poetico di Charlie.
Complimenti a tutti davvero!
Voglio ringraziare tutti i lettori, e mando un forte abbraccio ad Antonia e Francesco.
Sara, Alberto, Ibla, Franco, grazie per aver lasciato un segno del vostro passaggio.
Charlie
di persona non ti conosco ma da tempo leggo i tuoi versi, ed oltre alla bravura, esprimi la tua anima .... Un abbraccione !!!!
charlie