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ARGOMENTO: Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto

Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #1

  • Antilirico
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Retentissement

Anche questo sonno mescola le ossa, sceglie il centimetro, la statura
dell'amnesia. Tutto è esposto
alla trazione invisibile, il fiato corto degli dei
che inalano il soffitto. A nulla vale l'agilità del telaio,
la parola al carbonio, l'acqua
senza mediazioni, nel prodigio. (Qui la fine è una funzione del tessuto, procede dall'amido).

Dunque molte cose sono un'esplosione, più le altre
che arrivano in barella
nello spazio di un taglio. Perciò della tosse credo
più della scossa: invece si concentra il buio, la sillaba
dell'infortunio. Svegliarsi allora
è medicare la stanza, sbucare nel secolo.

Più alto l'incarico: tutto accade così fuori - tutto, intendo, rasoterra
in perfetta aderenza, la frizione anatomica -
non possiamo che ricevere i feriti
dove avviene l'origine e tende
a non scomparire, ma anzi a precisare la cura

questa casa ha un decorso, una condotta clinica.
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Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #2

  • fintipa2
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interessante scrittura come poca in giro. peccato davvero che non sia qui.
ciao
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Ringraziano per il messaggio: Antilirico

Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #3

  • fintipa2
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I termini tecnici, indicano un ambito clinico ma questo credo, non è che la metaforizzazione della casa comune, il mondo in cui viviamo. Dov’è l’io? Ci sono scosse e arrivi, infortuni, esplosioni e piccoli tagli, Dei che inalano il soffitto di etere ed il sonno che mescola le ossa. La vita sembra segnata da infortuni e scosse e traumi e trazioni. Uno spazio tempo si avvolge su sé stesso, -la fine fa parte di una funzione- più che suolo c’è il rasoterra. Impossibile seguire una traccia di senso per un singolo, se non pensando ad un incarico. Ognuno è incaricato di qualcosa come in un quadro di Escher, come in una sorte che viene da un alto che poi è rasoterra. Ma di cosa? La necessità è asservita al caso. I feriti sono convogliati in un’origine dove si precisa la cura. Cosa origina se prima e dopo si è feriti? Vita e cura sembrano procedere nella stessa direzione. Curare che cosa? La malattia di essere buttati nel vivere, condannati a stare in una delle tante corsie e seguire una condotta clinica, credo.
“Svegliarsi allora è medicare la stanza, sbucare nel secolo”
Favolosa, ritengo, questa poesia.
ciao
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Ringraziano per il messaggio: Antilirico, Aita Carla

Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #4

  • Antilirico
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Credo che sia una disamina esemplare ed esaustiva. Anch'io l'avevo letta in questi termini, probabilmente enfatizzando maggiormente l'ambito individuale dell'autore rispetto alle declinazioni più prettamente sociali e collettive Ma ritengo che tu abbia individuato più correttamente il contesto dell'opera, al punto che, dopo aver letto il tuo intervento, alcuni aspetti della poesia che mi erano rimasti lievemente oscuri, mi appaiono ora decisamente più comprensibili. Manuel Vittorio Micaletto ha scritto questa poesia nel 2012, quando aveva appena vent'anni. Fine priroritario del mio post era, dunque, indicare agli autori del sito gli ambiti di estrinsecazione della poesia contemporanea, dal momento che, se si eccettuano rari utenti, sembrano tutti rimasti ancorati ad una poesia ormai anacronistica e sostanzialmente improponibile considerate le evoluzioni stilistico-contenutistiche verificatesi negli ultimi decenni. Insomma, quasi tutti sembrano ignorare che il Novecento è ormai finito. Nel primo post in risposta, ti rammarichi che Micaletto non sia presente nel sito. Ma vedi, fintipa2, in questi due anni ho letto molto per aggiornarmi, appunto, sulle nuove tendenze della poesia contemporanea e ti posso assicurare che nessun "vero" poeta frequenta i siti di poesia on line, limitandosi, casomai, a blog personali o a specifici siti di tendenza. Questo atteggiamento significherà pur qualcosa, non credi? Spero che il mio post e, soprattutto, la tua strepitosa interpretazione, possano contribuire ad una presa di coscienza e ad un risveglio degli animi più assopiti. Un caro saluto.
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Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #5

  • Ibla
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Sarà che dico una cavolata, ma più la leggo più mi pare che parli dei grandi ciclisti (tipo Pantani).
Secondo me si riferisce a loro quando parla di Dei che inalano il soffitto: dice che non conta la trazione, il telaio , il carbonio ecc ecc
Mi piacerebbe chiederglielo.
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Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #6

  • fintipa2
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Ahh potrebbe essere benissimo che sia come dice ibla. Una volta su una poesia diedi una interpretazione che filava liscia come l'olio . Feci leggere la stessa poesia a mia figlia e lei ne diede un'altra che poi risultò quella corretta. Ne parlo in "leggendo J. Castro",. Questo accade perché si tratta di interpretare un testo e dunque c'entra l'intuito e tante altre cose. È molto bello però tutto questo ed io ritengo sia di fondamentale importanza cercare di capire la poesia moderna, il suo linguaggio, la differenza come dice antilirico con quella del passato.
Ultima modifica: 6 Anni 8 Mesi fa da fintipa2.
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Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #7

  • fintipa2
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mi rammaricavo del fatto che Micaletto non fosse in questo blog, semplicemente perchè sapevo, come te che molti poeti affermati non vi partecipano. Perchè loro scelgano la strada dell'affermazione ai grandi concorsi nazionali e dell'editoria piuttosto che quella diretta del dialogo con il lettore non mi è dato di capire fino in fondo, comunque resta una loro scelta e va rispettata. ciao
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Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #8

  • Antilirico
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Come? Non accettano il confronto? Ma cosa dici? Per limitarci a Micaletto, ti informo che è un autore che, oltre a tre pubblicazioni, è inserito nelle maggiori sillogi di poesia contemporanea, gestite da poeti quali Milo De Angelis, Maurizio Cucchi e Luigi Fontanella, per limitarmi ai nomi maggiori. Ti bastano come lettori? Mah...
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Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #9

  • fintipa2
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Non so cosa hai inteso tu, però io intendevo che a mia conoscenza non partecipano a siti come questo e come altri del genere ..................................... (ma potrei anche sbagliarmi chiaramente), dove è facile scambiare opinioni direttamente e non per interposta persona come stai facendo tu. Non capisco inoltre cosa c'è da scaldarsi tanto. A me invece piacerebbe che vi partecipassero per poter dialogare con Micaletto ed altri che nomini e che sono ben noti anche a me. Tutto qui, se non sono stato chiaro prima spero di esserlo stato adesso. saluti
Ultima modifica: 6 Anni 8 Mesi fa da Admin-Enzo*.
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Una poesia di Manuel Vittorio Micaletto 6 Anni 8 Mesi fa #10

  • alec18marzo
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Sinceramente, sono fermamente convinto che (anche) la poesia contemporanea abbracci diversi stili e diverse forme poetiche (ciò accade nell'arte, nella letteratura, nella musica, ecc...)
Chi ama davvero la poesia ne potrà trarre traccia ovunque, da internet alla carta stampata.
Non posso negare di essere incuriosito nonchè affascinato dal modo di scrivere di Manuel Vittorio Micaletto, ma, "quando la fatica supera il gusto...." preferisco approcciarmi al tipo di poesia che più mi aggrada: quella che capisco, che mi dà emozioni, che mi sazia e mi strabilia.
Beninteso, con tutto questo non intendo insegnare niente a nessuno...voglio solo puntualizzare che c'è tanta, tanta, tanta poesia intorno...

Scena Muta
*
L’essenza della carne ferita
vagava tra due muri,
l’amore usciva
dal presente e il lenzuolo
dei volti era lì, ed era cemento
tra le dita ed era buio
tutta la luce era chiusa
nel petto, tutte le parvenze
della rosa, tutta la forza
dell’ora persa.
*
Un improvviso ci porta nel dolore
che tutto ha preparato in noi, nell’attimo
strappato al suo ritmo, nel suono
dei tacchi, nel respiro
che si estingue: era un pomeriggio
d’agosto tra le ombre della tangenziale,
il nostro niente
da dire, filo di voce, scena muta.
*
Eri l’ultima
donna della vita, eri il temporale
e la quiete, il luogo
dove la luce è insanguinata
e il sangue fiorisce: pochi minuti,
pochi metri, sempre lì,
nel cemento che parla, nella città
degli amanti, nel silenzio
dei lavandini, il bacio
avvenne
e noi non abbiamo
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