fintipa2 ha scritto:
Quando scrivo, il mio problema è sempre lo stesso. Come mettere la vita concreta in versi e farla ri\vivere nei suoi chiaroscuri, nella sua drammaticità. Parlo per esempio di quanto avviene nei rapporti con le istituzioni, le banche, le Asl, le compagnie di assicurazioni, il traffico, la città, il potere, il lavoro, la tecnica ed i suoi apparati di dominio, la degradazione morale e fisica di persone e luoghi, la prostituzione, la politica, i mass media, i cartelloni pubblicitari e le fabbriche a cui si riferiscono, l’inquinamento etc. Talvolta incontro mali come la solitudine, l’indifferenza generalizzata, la perdita di sé, l’alienazione, la crudeltà, il dolore…etc, etc. altre volte è il porto ed i suoi uccelli a rivelarmi un altro modo di vita possibile, di migrazioni oceaniche, di semplice sopravvivenza della specie, di amore. Non so se tutte queste cose siano l’anima ma di certo cercano di venir fuori.
E voi?
Tutto viene fuori, prima o poi; resta difficile reprimere/sopprimere il sommerso: la pena massima da pagare sarebbe una fragorosa esplosione… per cui, noi che vogliamo… facciamo lavorare gli arti superiori che sono il tramite tra corpo e foglio.
Oggi, per esempio, ho dormito col sedere scoperto e ho riflettuto tanto/troppo sugli ultimi fatti di cronaca: premetto che mi piace di più scrivere d’altro o raccontarmi ma se qualcosa mi fa incas… più del dovuto… allora lo sbatto su carta e lo rendo noto!
Cià…