Satan Aleppe

L'appuntamento era per le 23, di quel venerdì 17, sotto la quercia dell'affogato, nei pressi del lago di Nemi.
All'annuale raduno dei satanassi e delle megere potevano partecipare maghi, cartomanti, indovini, guaritori e preti spretati. Tutti dovevano presentarsi con la testa rigorosamente rasata a zero, dovevano portare occhiali neri e una collana di peperoncini intorno al collo.
Ciascun partecipante poi, dopo i convenevoli di rito e le reciproche maledizioni, indossata una lunga tunica nera e col viso coperto da una calza scura, appartenuta ad una vedova bianca, prendeva posto su alcuni sgabelli, soprannominati scrofegni, proprio perché a forma di porchetta e con le quattro zampe di capra.
Dopo la mezzanotte, a nessuno era più consentito l'ingresso, neanche ai santi... pardon al diavolo, perché si dava il via alla lunga cerimonia.
Come da programma, tutto iniziò col "rito del culinario", un banchetto, a base di alimenti piccanti, così composto:

antipasto misto con salamella alla brucio-allano (volgarmente detta "me saprai dire domani"), apprezzata anche dal Manzoni il quale, interpellato un giorno sulla bontà di tale alimento, proferì la famosa frase: "ai posteriori l'ardua sentenza";

ovoline di bufala affumicate sull'impiastro infernale;

olive nere abbrustolite nelle fiamme del purgatorio;

bruschette alla papè-satan-aleppe con aglio, oglio e zella di pipistrello;

ascelle di rospo in brodetto;

caprone castrato con mattoni roventi o, in alternativa, porchetta all'arrosolino pilo.
Il tutto scrupolosamente annaffiato con dolcetto della 'ndrangheta, rosso di Fontana di Papa e Vin Santo.
Quindi insalata di peperoncini all'oremus e, per finire, cruschelle dei tre satanassi. Inutile dire che non erano ammessi astefumi.
La cena fu allietata dal celebre quartetto messicano "Vamos a Los Diablos" che eseguì opere pie, polche e danze della ventresca.
Infine, quando tutti furono alticci, rossicci e attrippaticci, entrò "'Papè O Sultan" il gran satanasso d'Oriente di origine napoletana, con la mano destra cornifera e, con nella mano sinistra, il vangelo secondo la smorfia.
Fu quello il momento chiodo della cerimonia.
Dopo un lungo silenzio di tomba etrusca, l'officiante, indossato un lungo manto color rosso scorpora, creato ad occhio dal mago Satan-Arman, proferendo parole ermetiche come alezzup, zuffette, sniffete, loffete ed emettendo sonori peti incandescenti, cosiddetti zolfanelli, avanzò dando i numeri e, raggiunse l'ara pacis di pietra lavica, posta in fondo ad uno stanzone, seguito da tutti.
Nel frattempo, due assistenti trascinavano una cicciona incappucciata e incatenata, il cui corpo nudo sarebbe dovuto servire da coperta per l'altare.
Giunti in un punto indicato da una ics, stesero la donna per terra con un cazzotto. Il celebrante le tolse il cappuccio e cominciò a spogliarla lentamente, lumacando bava dalla libidine.
Quando la tizia fu nuda, ciascuno dei presenti venne invitato a toccarla, proferendo nel contempo ingiurie al suo indirizzo, al fine di creare un clima di eccitazione e di erotismo.
Quella donna, bella per antonomasia e sconcertante, aveva il viso paffuto contornato di brufoli e punti neri, i seni turgidi e grinzosi sprizzanti silicone, le gambe magre con bozzi e ficozzi di cellulite.
A questo punto, direi virgola, qualcuno tirò fuori un gatto nero spelacchiato e rognoso, da un sacco, e gli attaccò una miccetta accesa, sulla coda. L'animale, dopo aver saltato a destra e a manca, come una furia, graffiando e morsicando le caviglie di tutti i presenti e provocando loro una sorta di orgasmo felino, si diresse verso il camino acceso e avvampò di collera, fulminando con gli occhi di bragia coloro che lo guardavano.
Ad un tratto una voce dal fondo della stanza annunciò l'arrivo, come sempre in ritardo, di un ospite di riguardo, tal Dalemonio da Lecce che incedendo verso l'altare sbavava rabbioso e malediceva i presenti con la mano manca, accompagnato da una delegazioni di sinistri (consiglieri infernali).
Gli veniva appresso il Ventrone, segretario del sindacato dei produttori di soppressata, noto per la sua passione per il cinema a manovella e per i film a luci rosse, seguito, a sua volta, da una certa sig. ra Pelandra, accompagnatrice del Dalemonio che, per ragioni dietetiche, si nutriva con ghiande della quercia di Benevento e si arricchiva con gli oboli dei fessi indefessi. Essa, chiamata pure Ella, come tutti quelli che non capiscono un cavolo, ma solo quello, era la responsabile del ministero dei beni ambientali dell'averno.
Non poteva mancare il terribile eunuco Rutealeppe, soprannominato fregnaccia, per i miracoli che nessuno aveva mai visto, ma che lui si vantava di aver fatto quando era amministratore del Comune dei trallallero trallalà, una famosa popolazione di quaquaraquà discendente direttamente dalle scimmie romolette.
Rutealeppe era stato il padre spirituale dei Verdi, l'ideatore dei parcometri infernali, il dirottatore dei pellegrini dell'anno santo all'anno sabbatico, il creatore dell'arriccometro (uno strumento per arricchirsi con tiri mancini e trovate sinistre). Ma ecco che il sacerdote officiante, nel mediaset della celebrazione, gettò via la maschera e disse: "Miei sinistri figli, mi rammarico con voi perché siete ancora troppo bravi ragazzi per poter competere con gli adepti della casa delle libere diavolerie.
Perciò, per adesso, non avrete ricompensa alcuna e non godrete della vista del gran maestro d'Arcoriente Lucisilvius, né potrete frequentare Casini, se saranno riaperti, né berrete Buttiglioni di acqua infuocata, ma a stento, vi sarà concesso di assaggiare salamini piccanti tagliati Fini. Inoltre, per penitenza, sarete condannati a subire Sgarbi quotidiani, e a seguire giornalmente il Panzalucco delle otto e mezzo.
Quindi si aprì il mantello e mostrò loro un grosso pipistrello dicendo: "E adesso avvicinatevi e osservate l'uccello". Tutti quanti corsero curiosi a guardarlo; alcuni lo toccarono, altri lo baciarono pure.
Quand'ecco, sul più bello, volò via l'uccello.
Dopo di che l'officiante diede inizio all'orgia infernale. Si spensero le luci, s'accesero i fanali e ciascuno dei presenti scelse il proprio partner per il sabba, che s'iniziò quand'era già domenica.
Al buio, ogni cosa semplice diventò complicata e alcuni, nel tentativo di non cadere si aggrapparono alla prima cosa che capitò a tiro.
Intanto uccelli inquietanti volavano bassi e s'infilavano dappertutto. Un odore di otto marzo si sparse nell'aria satura di canne, alcune persino mozze, altre tonanti.
Alla fine tutti caddero addormentati, sbrindellati, contenti e posseduti da una comune frenesia sinistra, quella di non essere di destra.



 

 

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Profilo Autore: Salvatore Linguanti  

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Dicheno ch’ er coccodrillo,
 dopo che ha magnato
scoppi in un lungo pianto,
vol’esse consolato.
 
Coi nostri sor politici
che dovemo allora fa ?
Dopo ogni “abbuffata”
M’paramo  a nuotà ?
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Profilo Autore: Bronson  

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D’in su la strada
della fabbrica antica
fino all’incrocio
dello stadio nuovo
passera solitaria 
battendo vai
la sera
finché non giunge l’alba
a ricordar
che il giorno è andato.
 
Tra clienti assatanati
e copertoni accesi
della notte innanzi
tu le scatole hai rotte
ma le tasche piene
di denari sonanti e tranquillanti
per la gioia del pappa
che senza fatica alcuna
alle spalle tue
s’ingozza niente male.
 
Or solinga passerina
accompagnatrice allegra
di bovi spensierati
e di agnellini
affrettati a casa
e corri a riposare
p’ esser pronta
ancor staseraOK
a poter così ricominciare.
 
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Profilo Autore: Salvatore Linguanti  

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"Oh che bel castello marcondiro ndiro ndello,
oh che bel castello marcondiro ndiro ndà"
 (da Zecchino d'Oro OH CHE BEL CASTELLO)


In lontananza ti vedo
sei tu sei tu il mio castello
come quel drappello
che erge sulla cima.

“Cammina cammina” disse la vocina 
“più lenta più lenta” disse rosaspina

 

CONFUSIONE “Cammina...più lenta..., dovrei correre senza inciampare"

Mi svegliai madida di sudore
nel ricordo quel castello
sbarre e drappelli
mi rincorsero a più non posso

Nella realtà il castello esiste già
non è in cima alla montagna
ne sbarre ne arcieri
e neppure i bombardieri
Cè un arco d'apertura
largo o stretto va' a misura
a misura di chi passerà
per ritrovar pace e felicità.

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Profilo Autore: Ambra PILTI  

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Ma il Presidente quanto si è sbattuto?

Quand'era sporco era più pulito

Oggi Camera parlamentare

ieri camerata e casolare

 

Il Presidente era un partigiano,

aveva un eskimo e una pistola in mano

Forse un cappello da cowboy e un fazzoletto

Oggi solo una cravatta ed un giacchetto

 

Ma il Presidente quanto ha ucciso?

l'amnistia gli ha fatto un dolce viso

Aveva solo qualche lira in tasca

oggi è miliardario e non gli basta

 

L'hanno messo fra i cavalli di una casta

Non vuole che si tocchi la regina

ma ogni pedone l'ha lasciato in prima linea

 

Il Presidente era un eroe da cinepresa

Così dissero quando tornò vincitore a casa

uno di quelli che leggi solo nei fumetti

oggi sono solo vignette vuote sopra tutti

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Profilo Autore: Nicola Matteucci  

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Vane illusioni
si presentan nel cammino mio!
Io
 che portavo lo stendardo dell’amore
e a capo fitto
 mi lanciavo nella contesa
mi trovo ora sconfitto.
Il corpo mio è giù per terra
sanguinante e colmo di frecce e lance
che dal gentil mondo
 trapassato mi hanno
corpo,
anima e cuore.
Valori?
non contan più nulla!
L’amico
 ti colpisce alle spalle,
lei annida misteriosi fini
che in dolce forma
mi vengon dati
baci, carezze, coccole
e tante promesse!
È tutto falso
strada piena d’ipocrisia,
di scopi da raggiungere!
Io per te, tu per me,
formula da medioevo
eppure
maschera indossata ogni dì
da innumerevoli genti!
Ci credevo fortemente
ma più non posso dare
linfa vitale,
rubata mi è stata
con fine inganno
all’occhio accorto.

 
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Profilo Autore: Simone Doria  

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Ignara pregava nella cappella
quando all’improvviso
si ritrovò su una barella
piangeva  dal dolore  la sorella
e toccandosi la pancia giurava
d’aver  mangiato  solo una crespella.
Ma ben presto
le acque inondarono l’ospedale
e a quel punto non poteva più barare
anche se davanti all’evidenza
al primario ancora voleva darla a bere
urlando a squarciagola:
“ presto fatemi un clistere”.
Che confusione quel giorno in ostetricia
tra obiettori  e creduloni
ben presto si diffuse la notizia
“è nato, è nato  il nuovo Redentore”
Tre chili e mezzo pesava  il bambinello
e lo chiamarono subito Francesco
mentre il personale e gli infermieri
brindavano  all’ Alleluia con il limoncello.
Il Papa appresa la notizia
tuonò dal Vaticano:
“fermate il vostro istinto o quanto meno
che rimanga tutto dentro il dicastero
capisco che dovete pur sfogare
il desiderio e l’ardor carnale
ma perdio usate le precauzioni
altrimenti mi tocca come sempre
insabbiare le vostre tentazioni".
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Profilo Autore: Demetrio Amaddeo  

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Sotto la doccia
mi sento un uomo diverso
forse sarà l'ambiente ristretto
o lo scroscio dell'acqua
che dalla testa scivola
sul corpo nudo e un po sciocco.
Sotto la doccia
mi sento perfetto
più puro e meno farabutto.
Con la spugna strofino la carne
sembra lana di roccia che toglie
la polvere e la puzza d'umano che sgorga.
Sotto un'esplosione di gocce
spalmo la schiuma
bianca che fiocca
spalmo e strofino
che figo!
All'improvviso mi allarmo
preoccupato mi schifo
per poco non svengo
dall'odore indegno d'umano.
Mi sbrigo
voglio eliminare il problema
passo la mano sotto le ascelle
quelle si che son belle.
Procedo a tentoni
e insapono pure i coglioni
ah che bella la schiuma
profumata e leggera
sembro una mummia
spalmata di cera.
Poi m'insapono le spalle
non ci arrivo che palle...
E allora mi concentro sul petto
sull'inguine, nel retto
insapono le gambe
i polpacci e l'uccello
ma quanto son bello
tutto cosparso di bianco
sembro di neve, un pupazzo.
Sciacquo!
Finalmente mi sento pulito e splendente
ma cazzo
perchè ancora la sento
quella puzza d'umano
di merda, di piscio?






















 
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Profilo Autore: Demetrio Amaddeo  

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Davvero!
Voi siete del mondo il faro splendente,
la fonte sicura ove sgorga il lavoro.
Voi siete
i grandiosi acquirenti di yacht, di jet
di auto lussuose,
di ciò che produce in silenzio
il mesto operaio.
I poveri comprano poco,
perchè hanno poco danaro;
vestiti, gioielli, palazzi,
la vostra ricchezza alimenta;
a voglia aspettare che comprino
fette di ricco mercato
i poveri e i loro figlioli,
non hanno lavoro se voi non spendete,
se voi non sguazzate nel lusso
comprando anche ciò che è superfluo.
Davvero!
Se voi non ci foste il mondo sarebbe noioso:
giornali  tv e consumismo è tutto un ruotare
intorno alle vostre avventure!
Create lavoro e sfamate comunque la povera gente.
Non siete dannati, tutt'altro:
infatti la beffa più grande del mondo
sarà che il cammello non passa
la cruna dell'ago,
ma voi entrerete comunque
nel Regno dei Cieli.
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Profilo Autore: nabrunindu  

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Cogli                                                                                                                                                                                       -Ueeh Pasquaa!
la perla più rara.                                                                                                                                                                    Hai sentito questo?Si crede un 
Ragazzi! Volete lasciarmi lavorare,si o no?!                                                                                                                              poeta! Robe da ridere!! Cogli?
Allora,ricominciamo:                                                                                                                                                         forse voleva dire cogli-one?
Cogli                                                                                                                                                                                     Perla? Forse voleva dire pirla?
la perla più rara                                                                                                                                                                                        ...
Allora,o tacete,o non scrivo più la poesia!                                                                                                                                  Okay,Stiamo zitti.
Bene.Ricominciamo:
Cogli
la perla più rara.
Traila dagli azzurri
abissi.
Stupisce il mondo
nel mirarla.
La sua luce oscura
l'occhio di Dio.


Allora,che ne dite?                                                                                                                                                              Na chiavica!!! - A me,invece,pare
                                                                                                                                                                                                   Dante sputato sputato.

 Sentite voi due,ho da fare.Me ne vado!                                                                                                                    -E non mi sputare addosso! Accidenti!
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Profilo Autore: gian mario rainelli  

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Vissi d'arte...                                                                                                                                                                                             Vissi da parte...         
Nel di' di Marte
ebbi l'ardir
di filar due sarte.
Ma poiché col filo
eran maestre
l'una la bocca mi cuci'
l'altra il cuore...

Questa é una storia
d'arte e d'amore.
L'un l'altra nutre
e se non sbaglio
morto l'uno
l'altra s'impicca.
Vissi d'arte...                                                                                                                                                                                                 Vissi da parte...
 
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Profilo Autore: gian mario rainelli  

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Ci provo con poche parole
a dir del disagio diffuso
se sbaglio con voi me ne scuso
e chiedo pietà per la prole.
 
Guardandosi come in cagnesco
si sfidano in quel di Milano
in barba a chi tende la mano
e come lavoro “sta fresco”.
 
Smettessero un solo momento
per dare respiro alla crisi
restassero almeno divisi
portati dal soffio del vento.
 
Con odio si cavano gli occhi
pensando a denaro e carriera
udienze da mane alla sera
e intanto si abbuffano in pochi.
 
Ma basta, perdono, pietà,
smettetela di litigare
andate in un prato a trovare
la pace e la serenità;
 
prendete le frecce e la spada
sfidandovi a nobil tenzone
così finalmente ragione
avrà chi rimane per strada.
 
Frattanto la crisi feroce
ingoia il  lavoro e le vite
di quelli che vedon finite
speranze di chi non ha voce
 
e quelli duellanti a ritroso
continuano triste la sorte
vedrete che neanche la morte
sarà per quei ricchi riposo.  
 
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Profilo Autore: nabrunindu  

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Ei fu!
Si allora “Ei fu” disse Alex,
e se ne andò
col suo cavallo bianco
e la sua mano dentro il corpetto,
con Sant’Elena e L’Elba nel cuore.
ma andò, e scomparve;
qui non va nessuno!
Sono tutti li ad azzannarsi per uno scranno,
a scannarsi in barba ai poveri,
a picchiarsi sbeffeggiando il lavoro.
Qui non se ne vanno!
Arrampicano troni, regni, danaro,
tanto danaro, rubato a chi
non ha nemmeno da mangiare!
Si !  Ei fu,
col suo “mortal sospiro”, e se ne andò;
i Posteri siamo noi che abbiamo capito,
chi saranno i posteri dei “Nostri”?
e ci saranno i Posteri?
I rimanenti capiranno, anche se pochi.
 
Dedicata al 5 maggio….2013
 
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Profilo Autore: nabrunindu  

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Riporto qui di seguito quattro stornelli a dispetto
dal mio VERSI ORTICANTI.


Fiore de cardo,                                                                 
Al simposio ce so’ tutti d’accordo,
Magnano la cotenna, l’osso e il lardo.
  
Fiore distrutto,
Ce mettono le mani dentro al piatto,                                   
E mo se so’ magnati quasi tutto.               
                                                                            
Fior de tulipani,
Mo se magnano pure gli stecchini:                                        
Tutta la gente ce batte le mani!
  
Fior de viole,
I poeti so’ come le cicale,
Ce stanno in ozio e scrivono parole.
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Profilo Autore: Luigi Filippetta  

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Aggiungo altri due sonetti sul tema dei precedenti (corona di sei sonetti)
                                    III
  E’ sempre accaduto nella storia:
  Quando qualcuno tenta a lor signori
  Di togliere privilegi, non la gloria,
  La buttano in alterco sui valori.
 
  E tutto il volgo, ch’è senza memoria,
  Segue il dito che indica i chiarori
  Della luna, ce fa la sua baldoria
  Contro chi gli rivendica i favori.              
 
  Dentro la storia il popolo ce passa
  Dal culto per un idolo tribale
  De legno a un dipinto e ce trapassa
 
  A ‘na parola che cià l’ideale,
  Dentro cui ce sogna e ce collassa
  Ce canta a vòto come le cicale..
 
                        IV
 
Ce straparlano tanto che me pare
Che non ce credono affatto a sti valori;
Gli servono però pe’ camuffare
Intenti d’egoistici sentori.
 
Come quando ce stanno a rastrellare
I voti alle elezioni: agli elettori
Ce promettono tutto nel parlare,
E tutto senza i minimi pudori.
 
Vedi anche come parlano a difesa,
Sempre, d’indissolubile famiglia;
Se ce pensi ce trovi la sorpresa:
 
Ognuno ce n’ha due alla pariglia;
Pe’ questo lui ce fa la grande impresa
Ché l’una tiene e l’altra se la piglia.
 
 

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Profilo Autore: Luigi Filippetta  

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