C’è un tempo che sboccia
libero dall’arsura nei tuoi occhi
una cava marina
china con me sul fianco,
posso fermarlo il mio respiro
con il bisogno primo
di scavare sorgenti
dal greto generoso che
si dona - ancora e ancora
di queste trecce d’acqua
cavalco nuvole crescenti
dove tocchi tu
lo stesso cielo di finestre
tu e le mie ossa senza peso
noi e la breccia da una materia
sussurrata
- basta una breccia
per diventare migratori, lampi
atomi fuggitivi
in canti.
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Un caro saluto,
Albert