A volte è un po' come quegli odiosi accendini con pochissimo gas rimasto. Sai di non averne altri, allora con enorme pazienza inizi ad appicciare, appicciare, appicciare...E niente. Il pollice è nero e brucia. A volte accade anche che nel ritmo ossessivo di quel gesto si avvii per un attimo una flebile fiamma, ma la velocità non ti permette di fermare in tempo il dito per mantenerla viva. E così continui nonostante la pelle che va via, la pietra focaia ormai incandescente per l'attrito con la rotella. Ti intestardisci: non è più una questione di piacere ma di principio, probabilmente il tuo vicino si starà godendo il suo sigaro comprato a Cuba. A volte accade che ti rassegni, posi l'accendino che nel frattempo si raffredda, e in un altro momento, con uno schiocco secco sovrappensiero e senza alcuna intenzione apparente, divampa un'immensa candela. A volte invece ti devi rassegnare: dovrai fumare il giorno successivo comprandone uno nuovo. Ti accorgi, in quel momento, che non era una sigaretta a mancare, essa c'era sempre stata, era solo un problema di innesco.
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