Recensione Sabyr
“Un viaggio fluido/ nuotando in un tempo sommerso/ il mio sogno è liquido”, pochi versi, tratti da “ Il mio sogno è liquido” di Sabyr, bastano a delineare una traiettoria poetica. In un viaggio onirico che s’immerge in un mondo oscuro per riemergere in forme e colori più vivi e chiari. Come in “ Sulle vie della luce”, dove l’autrice scrive “verserei il mio sangue stilla a stilla/ pur di ritrovarti sulle vie della luce” oppure in “ Dialogo esoterico con la Luna” quando “nel cuore corvino della notte/ piano smembro il buio/ con ali di luce/ mi accosto alle stelle/sorride la bianca signora…./ e intanto sposo/ i miei atomi all’immenso”. C’è sempre il viaggio, come un percorso di redenzione da seguire per uscire dal lato oscuro e ritrovare il chiarore della bellezza e della poesia o semplicemente per immergersi in un paesaggio esoterico. Questa sensazione di oscurità, di lotta contro i propri demoni si rafforza con la lettura di “ Ballata dei demoni urlanti” dove in versi in rima alternata Sabyr scrive: “sfilano nudi e maledetti tutti quanti/ selvaggi, virili, torbidi/ i miei demoni urlanti/ terribili eppure assurdamente splendidi/ è il ritrovarsi forse la vera dannazione/ non la perdizione. Come se l’anima non avesse più chiari i riferimenti tra bene e male. Probabilmente gioca un ruolo importante in questo immaginario poetico la lettura dei poeti maledetti francesi, da Baudelaire a Verlaine, cui l’autrice ha dedicato delle liriche. “In un caffè con Baudelaire” Sabyr immagina una conversazione in un caffè col poeta dei “ Fiori del male” intrisa di malinconia e immersa in quella “noia” combattuta dal grande poeta francese con l’ubriachezza e il consumo di assenzio.
La poetica di Sabyr è pervasa dalla sensualità femminile e dallo slancio verso un eros appassionato, vero motore della scrittura. Ne è un esempio la lirica su cui abbiamo costruito la video poesia “ Tu che sai d’estate in un giorno d’inverno”, dove la scrittura si fa intensa e descrive un amore impetuoso. “Sei il bacio rovente che disfa la neve/ il tepore che scioglie la bruma/ il frutto dolce e maturo della bella stagione/ da assaggiare nel fuoco/ al tempo del segno del leone/ tra i raggi d’oro e luce bionda/ distenditi sui miei campi brinati/ tu che sai d’estate in un giorno d’inverno”. L’autrice si rivolge al suo amore e attraverso immagini che giocano sullo schema degli opposti ( rovente-neve, tepore-bruma) delinea un percorso di colore e calore che sfocia nella trasformazione di un qualunque giorno d’inverno, in una calda giornata estiva. L’amore, però, è analizzato in ogni forma e descritto con metafore di diversa natura: è “ una parola dal cielo” come nella poesia omonima, è il sentimento caduco di “ Separazione”; perché, per quanto amore ci leghi/ tutto è destinato a finire prima o dopo/ esattamente come le stagioni/…la verità è che il ciclo per continuare/ deve paradossalmente interrompersi…” oppure ha il sapore della solitudine di “Centomila solitudini” le ho viste nei tuoi occhi/ centomila solitudini…/anche se volevano nascondersi/come segreti sepolti/in qualche cripta del cuore/ ma sai, io sono amica dei fantasmi”. Un ultimo elemento meritevole di analisi è il rapporto con la dimensione dell’infinito, spesso ritratta con i colori e le profondità dell’universo.
Come nel “Il silenzio ostinato delle stelle”: glaciali nuclei di luce/ a cui confesso pallidi sogni/ invado l’etere/ di cosmici echi/ ma muti gli astri splendono/ impassibili, remoti. Dove gli spazi cosmici assistono impassibili ai tenui sogni umani oppure come in “Strane celestiali traiettorie”: il mio cuore bambino/ è alla finestra/ strane celestiali traiettorie/disegnano i suoi sogni/ esprimendo il desiderio/ di non invecchiare mai/ alle porte dell’immenso”, in cui è il cuore bambino a restare inerte dinanzi alle traiettorie astrali, gemello siamese dei tenui sogni della lirica citata in precedenza. E’ tutto ciò che si muove nel cuore “dell’amica dei fantasmi” è il fluido liquido dell’incertezza, quella che nasce dalla forza dei sentimenti o quella che si perde nell’infinità degli spazi interstellari. Come in “Precipitando”: “ma le braccia degli dei/m’hanno lasciato/mi risveglio mortale/ precipitando”. Oppure in “ Existense”: è tutto qui/… allucinazione”. L’incubo e il sogno e viceversa, in un viaggio di andata e ritorno alla ricerca di una diversa dimensione della mente.
Francesco Burgio
Commenti
Ciao
Aurelio
E' stato un piacere "studiarne" i riflessi nella scrittura.
La musica sottolinea l'impeto, la passionalità descritta da Francesco nella magnifica recensione a lei dedicata.
Grazie a tutti voi per il passaggio nel mondo di quest'autrice e buona visione.
autrice passionale, scolpendo versi originali di grande spessore. Complimenti a tutti coloro che hanno
collaborato a mettere in luce tutto ciò. Splendido il video, apprezzato per contenuto e forma presentata.
Un caro saluto Sabyr, Grace
E' sensuale, carnale, intima ed insinuante. Io adoro Sabyr, per la forza che mette nell'esternare certi sentimenti ed emozioni
trascinando il lettore nei suoi vortici a tratti fantasiosi, a tratti... vorticosamente veri!....
Bellissima la musica scelta, a cui sono particolarmente legata, mia figlia l'ha suonata in trio pianoforte- violino-sax...
Musica avvolgente e sensuale come la poetica dell'autrice...
Bravissima lei, bravi coloro che si sono soffermati ad ascoltarla premiando il suo saper essere autrice vera...
I miei complimenti a tutti!... Ciao ^.^