Quel che è stato
non è stato dimenticato
ma nascosto, protetto,
nell’animo nostro.
Tremiti inebrianti assalivano
membra ossessionate
che varavano
tra insaziabili orgasmi
il talamo che ansioso
ci attendeva.
Lì in ginocchio
magnificavo il tuo membro.
Labbra lussuriose ricevevano
il suo succo
così come la terra
il suo seme.
Mi dissetavo
con eccitante giubilo
perdendoci nei nostri
languidi sguardi.
Tanto caldo e intrepido
era il goder tuo
dentro la carne mia
insaziabile del suo sapore.
Come stiva di una nave
mi ero aperta
per il tuo viaggio
nel mio profondo antro.
Selvaggio e dolce esploratore
continuasti l’incursione
tra piacere e passione
l’intera notte.
Poi stremati
giacere stretti
in intreccio di corpi
ancora ansimanti,
nel tepore dell’alba
sull’isola dell’adulazione.