Sempre canta quest’attempato varco
l’aspra melodia de la solitudine
e, abissato nel grigior del sospiro,
mi vien il dì venuto, e l’inquietudine
pel dì che verrà m’opprime il respiro.
E come volgo lo sguardo di sotto,
vedo este vie, esti tetti e ‘sti populi
che da dove vien l’opima stagione
dismenticano. E lì, graffianti scrupuli
di coscienza fan dormir la ragione,
inquieti lenzi fan ballare il cuore
che un poco si sperde nel naufragar
in ‘sto conosciuto mar, e l’amore
perduto cercando di ripescar.
Ignoto vo non lasciar il mio petto!
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