Ottave composte da 3 settenari più 3 endecasillabi chiuse da 2 quinari, rimate abcABCdd, da leggersi con gli accenti tonici in 1ª, 4ª, 6ª e 10ª.


Eccoti qui, Settembre.
Tu lungamente fosti
mia rappresentazione;
ora più affine sento sia Dicembre
con le speranze e i sogni già scomposti
dentro una lunga eterna ibernazione,
senza risveglio
per viver meglio.

Mentre solenne accedi,
più corte le giornate
che neanche più rincorro.
Crepitan foglie secche sotto i piedi:
tre mesi ancor, saran polverizzate,
sgombro sarà sentiero che percorro
verso il mio nulla
tra terra brulla.

Parte da qui la fine
d’un altro inutil anno,
gli occhi ch’ancor aperti
restan e vedon solo nuove spine
lungo la strada fatta in pieno affanno
nell’illusione vana di vederti…
ma sei miraggio
perso già a maggio.

Inutilmente scrivo,
inutilmente rimo,
inutilmente raspo¹
mentre in silenzio guardo ma non vivo
e l’esistenza al solito mia stimo:
vale all’incirca quanto un vuoto raspo²
d’acini vuoto…
riprendo il moto.

Scivola invano il tempo
senza nessun controllo,
fugge da me, va via
mentre sbiadendo il cerebro m’attempo;
futili idee tra cui vago barcollo,
sogni, presenti ancora, di lei mia
come mai fu
né sarà più.


¹: nel senso di levigare la lunghezza dei versi;

²: raspo/raspo: è “rima equivoca”, tra due parole omofone, la prima è un verbo mentre la seconda è un sostantivo. 


01/09/2024


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Commenti  

Sisifo Gioioso
+1 # Sisifo Gioioso 03-10-2024 19:52
Questa è una delle tue migliori.
Molto gradevole la struttura metrica variabile entro la strofa, ma con rispetto di uno schema rimico, col risultato di una notevole musicalità.
Pregevole anche dal punto di vista dei contenuti, che raggiungono un'alta intensità lirica.
ioffa
# ioffa 03-10-2024 20:57
Ti ringrazio davvero, è un commento che mi onora ed emoziona. Su tratta di versi pensati durante una passeggiata nei dintorni del villaggio in quello che era il mio mese preferito ed invece questa volta man mano che guardavo i campi abbandonati, le sterpaglie e gli alberi, li immaginavo come saranno tra qualche mese, con me che ci passeggerò ancora più lento, ancora più stanco, ancora più sbiancato di quanto mi veda già adesso.

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