Non ho più visto cadere dagli alberi quei semi ad elica incantatori, forse si sono ammalati,
corna leggere di cervi volanti, ne raccoglievo a volte uno come segno del mistero parlante.
Il pennino va sulla strisciolina, ma la grafite della matita sfuma sotto i polpastrelli
tanto presto che nessuno mai leggerà dei gusci e delle fronde che vidi nascere.
Tu mi dici roteando nell'aria che il mio regno è quel malinconico rosa appassito,
quanti stiletti mi voglio conficcare nel cuore prima di crollare sul cuscino dell'arpa, e piovere.
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