Stimolato dalla nota introduttiva del racconto “Spuma di mare”, cioè «Esercizio scrittura creativa: sei sulla spiaggia a fare castelli e trovi una bottiglia con dentro un messaggio. Cosa c’è scritto?», provo a scribacchiare anch’io.


Ero bravo da piccolo a fare castelli di sabbia, ne facevo sempre, non mi venivano affatto male, ma li innalzavo sempre vicino alla battigia sicché il mare lentamente ma inesorabilmente li erodeva, partendo dal basso e facendo man mano crollare le parti superiori per poi portarsele via come aveva già fatto con il basamento.

Poi son cresciuto e per un po’ smisi di farne, non ero certo più un bambino che giocava al mare con la sabbia! Era diventato più interessante passeggiarci e fare il censimento (solo visivo, ovviamente) delle turiste che assaltavano il mio mare, specialmente negli anni in cui esplose da noi la moda del topless (di importazione ovviamente, che le compaesane… ma che scherziamo?!) proprio quando nell’ingenuo corpicino ancora sano i primi ormoni cominciavano a sfidare un cervello ancora impreparato a fronteggiarli.

Una ventina di anni fa invece ho provato a farne uno davvero importante, grande, destinato nel mio candido progetto a sfidare i secoli, del resto sabbia ce n’era e sembrava illimitata, carriole e palette potevo prenderne a profusione, tempo ne avevo quanto ne volevo o almeno quanto pensavo ne bastasse e poi l’esperienza mi avrebbe dovuto insegnare che van fatti abbastanza lontano dal mare, anche nascondendoci dentro qualche rinforzo, che so, legni, sassi… ma niente, come uno stupido l’ho fatto troppo grande, troppo fragile e come al solito troppo vicino al mare: è bastata la prima onda seria a far crollare tutto, poi le onde successive impietose hanno anche livellato le sabbiose macerie e rapito senza possibilità di riscatto secchielli, carriole e palette, trascinandole in lontani abissi.

Pochi anni fa ho tentato di riprendere in mano i progetti più vecchi ed ambiziosi per ricostruire, ma sul limitare della battigia, che senza più carriole anche volendo non me ne sarei potuto allontanare, ed a mani nude perché secchielli e palette non ne ho più e non sono più in grado di acquistarne. Il castello cresceva lentamente, tra una manata e l’altra di sabbia bagnata dovevo fermarmi a riprendere fiato perché io ormai son vecchio -prematuramente vecchio- e acciaccato; il mare invece no, non invecchia mai ed ha sempre tutta l’energia che vuole, così di quest’ultimo castello non son riuscito a completare neanche le fondamenta: porto la sabbia nei palmi delle mani unite, la compatto un po’ senza crederci più di tanto, perché so che appena mi giro per prendere un’altra manata di sabbia bagnata, l’onda arriva, mi supera sbeffeggiando e lava via quella che avevo appena messo per tentare di innalzare un nuovo piccolo castello, o almeno una stabile torretta difensiva. Una scena ridicola: continuo a prendere la sabbia bagnata e portarla al limite della battigia mentre le onde continuano a raggiungerla e riportarsela indietro, finché… finché… pausa, un attimo, respiro a polmoni più o meno pieni per placare l’affanno, mentre mi giro per cogliere ancora sabbia vedo una cosa sbattuta dall’ultima onda sulla collinetta di sabbia slavata del mio malfatto castelletto… cos’è?

Qualcosa di marrone… sapendo quanto mi ami la fortuna, se mi piove addosso qualcosa di marrone una mezza idea di cosa possa essere ce l’ho subito! Però no, non è quella, è qualcosa di più rigido, è vetro, è una bottiglia… è una bottiglia di vino, ma ovviamente di quelle più economiche da discount, mica roba gran riserva, ed ovviamente è vuot… no, aspetta, qualcosa dentro c’è, vuoi vedere che è la mappa per l’isola del tesoro? O un messaggio della mia amata sirena.

Insomma, dentro la bottiglia c’è un foglietto arrotolato! Basta con questa inutile corsa a tentar di fare un inutile castello di inutile sabbia, vediamo cosa mi offre il destino: prendo la bottiglia, mi siedo sulla spiaggia che all’improvviso m’appare deserta, non ci sono più bambini che ridacchiano guardando come sono sfigato con il mio castello rovinante mentre i loro vengono su e magari per qualche giorno o per qualche anno resistono pure; non c’è più nessuno, solo io e la mia bottiglia che con fatica, ansimando, riesco a stappare; il tappo di sughero lo vado a gettare nel cestino perché una coscienza ce l’avrei, in un altro cestino lascio la bottiglia vuota dopo aver estratto il mitico foglietto.

Ora lo srotolo con gli occhi sgranati e come al solito pieni di speranza senza aver avuto ancora nessuna garanzia. Cos’è? No… nessuna mappa… è scritto fitto fitto… non è un manoscritto sirenico con cuoricini disegnati… ma che diavolo è?

Come sarebbe a dire notifica? Chi? Cosa? Porco Giuda! È un’intimazione a pagare in fretta!

L’agenzia delle entrate mi fa notare che non ho mai pagato l’IMU per tutti i castelli distrutti dalla mia infanzia ad oggi, me li ha conteggiati tutti, anche quelli che non sto riuscendo a costruirmi in questi ultimi anni, e per tutti ci sono aggiunte anche tasse extra per le mancate autorizzazioni, concessioni, permessi, quelle robe lì e poi tanti, tanti interessi, a tassi che sarebbero di usura ma non posso certo pagare alcun avvocato per contestare alcunché. Sogni infranti, castelli spazzati via ed in più lo stato che richiede tasse arretrate di cui non sapevo nulla, oltre ovviamente i vecchi fornitori di secchielli e palette che ancora aspettano di essere saldati. Tasse esagerate per un nulla scivolato tra le dita e lavato via dal mare. Accidenti alle tasse, ai foglietti, ai messaggi in bottiglia, alle bottiglie di vino e a chi ancora non mi ha tagliato le mani ogni volta che mi sono azzardato a prendere sabbia per fare un nuovo castello!

19/04/2024

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