Abbiamo acceso una lavatrice.
Guardo nell’oblò e vedo mescolarsi le mie mutande
con la sua maglietta.
Un asciugamano color salvia sgocciola un’acquiccia grigia
sul mio accappatoio rosa.
Gli dico:
-Perché parcheggi sempre appiccicato alla mia cinquecento?
-Quella discesa- risponde
-non mi funziona il freno a mano.
Tiro un sospiro
- Per favore facciamo un po’ di vita separata-
-Separata? - fa lui - brutta parola…e sarebbe? -
-Sarebbe non cucinare per me tutte le sere, non pensare al mio cane,
ci penso io, ti ho affittato una camera non la mia vita.
Lui non mi guarda nemmeno sta aggiustando la presa del phon.
-Non siamo mica sposati- aggiungo
- Per fortuna! - Fa lui divertito, - ci mancherebbe.
Appunto, e per ora neanche amici, dico ancora di getto e con parecchio calore sul viso.
(Sposati? Ma che mi passa nella mente?)
-Esagerata- fa lui e continua a nazzicare con un cacciavite tra i denti, impassibile
tranquillo.
-Comunque, - mi dice dopo un po’ affacciato nel frigo, - hai ragione, si fa come vuoi tu.
-Eh? - Faccio mentre sto pensando ad altro.
-Lavatrici separate, - continua- tutto separato.
-Ora mi faccio due uova al tegamino…bah, c’è anche un po’ di pancetta…
La pancetta frigge, mi viene fame, gli dico:
-aggiungi un uovo anche per me?
-Certo, nella stessa padella o… - gli tiro dietro il rotolo dello scottex.
Apparecchiamo così alla meglio niente tovaglia niente candele.
Mangiamo con lo sciacquettio della lavatrice, lui ridacchia dentro, si vede.
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