Non t’ho sentito entrare
guardavo ancora la gabbietta
al centro della stanza
con dentro il cuore da rieducare
Incurante di dubbi e condizioni
fumavo un’ala di distrazione
e mi spiralizzavo verso la volta
-tu puoi chiamarlo soffitto
ma io ho bisogno del cielo -
non a caso ci ho attaccato
stelle fosforescenti
e le proietto nell’ultimo flash notturno
per oscurarmi a modo mio
Non t’ho sentito…
forse non sei neppure entrato
solo da lontano hai tentato
di farmi sorridere
tu, la rosa e la bottiglia fredda
poi nel gesto hai nascosto la chiave
Domani, quando torni
non sporcarmi il parquet
con la mota d’altre sotto i piedi
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