Cerchi di occhi che volano in cielo leggeri,
non che ti tocchi, ma sembrano fieri.
Ora che gli archi puntano ai cuori dei premi,
so che li ignori, ma sembrano tetri.
Questo è quanto e non ti fa senso,
ma nella testa lo senti e cerchi un consenso.
Questo è un manto di cui ti volgi spesso,
ma nella coscienza lo perdi, è senza rimedio.
Chi lo sa e chi non l'ha capito,
chi l'ha sentito e non l'ha custodito,
quando coricandosi avrà appoggiato l'udito,
un cerchio nel cielo si vedrà smarrito.
Entro in silenzio senza un lamento
ma una bocca che tace cela sgomento.
Cuce piano parole allentate
per poi tirarle indietro prima di esser mostrate.
Quindi la mano mi accorre in aiuto
che afferra la paura con un fare sicuro.
La impugna e la trascina come una biro
“Sono Alessandro, il piacere è mio”.