Se fossi stato un bravo pittore,
come avrei desiderato dipingere
quei monti, quella piccola valle
e quella natura selvaggia e schietta.
La luce del giorno corto per le ombre
morbide, che scendevano dai monti
e da quel poco di cielo, che avevo
contemplato in quei primi anni di vita,
mi ribollono ancora nell’anima.
Un cielo stretto tra la morsa
di cinque giganti che mi avevano
abbracciato fino a quel momento.
Oh mio Dio! Quanto ho ammirato
quelle primavere ancora fredde
e limpide come un diamante;
quelle estati calde e piacevoli
e quegli inverni rigidi e bianchi sepolti
nella neve, con le stalattiti di ghiaccio,
che spiovevano dai tetti e dai poggioli di
legno, che sporgevano dai muri delle case.
Credo o Dio, che ti compiaccia, ora,
della tua grandiosa e mirabile arte
e di questo dono ti ringrazio immensamente.
Tu sei stato il vero pittore di quella natura
selvaggia e splendida. Tu hai creato la luce
e i colori che contemplai con gioia,
altrimenti tutto sarebbe stato più oscuro
delle ombre più cupe della notte…la tenebra.
Mi concedevo spesso di ammirare la tua opera
accovacciato sul tetto della mia casetta
esposta ad oriente, là dove nasce il sole
e mirarlo quando appariva lucente;
ammirare, poi, l’astro che scompariva
lentamente dietro la cima di quel monte,
che s’innalzava ad occidente ed il colore
del gelso che affondava le sue radici,
tenaci, di fronte alla porta di casa.
Mi vedevo sempre accerchiato dai monti
e limitato da quel poco di azzurro del cielo,
ma ciò mi dava sicurezza e serenità.
Il vento che scuoteva le chiome
degli alberi e dei vitigni, che producevano
il nettare per gli abitanti del luogo,
era una musica dolce e sublime,
che nessun musicista poteva esprimere.
E come cantavano gli uccellini la mattina,
come se ti ringraziassero, o mio Dio,
per il nuovo giorno che stava per nascere;
e il frinire mesto delle cicale e il trillare
dei grilli nella sera, come se piangessero
per il giorno che stava morendo.
Quando scendeva il buio tutti zittivano,
ma si accendevano le mille e mille
minuscole lanterne delle lucciole,
che danzavano nell’aria i loro ritmi,
come minuscole stelle vaganti.
Il mondo oltre quei monti mi era
sconosciuto e forse ostile e inospitale.
La valle era una gabbia di smeraldi,
l’aria era cristallina, tersa e trasparente
come i vetri puliti delle case e il cielo
di un azzurro che lasciava senza respiro.
Grazie o Dio onnipotente per
tutto ciò che hai creato per me
e per tutta l’umanità…… Amen
come avrei desiderato dipingere
quei monti, quella piccola valle
e quella natura selvaggia e schietta.
La luce del giorno corto per le ombre
morbide, che scendevano dai monti
e da quel poco di cielo, che avevo
contemplato in quei primi anni di vita,
mi ribollono ancora nell’anima.
Un cielo stretto tra la morsa
di cinque giganti che mi avevano
abbracciato fino a quel momento.
Oh mio Dio! Quanto ho ammirato
quelle primavere ancora fredde
e limpide come un diamante;
quelle estati calde e piacevoli
e quegli inverni rigidi e bianchi sepolti
nella neve, con le stalattiti di ghiaccio,
che spiovevano dai tetti e dai poggioli di
legno, che sporgevano dai muri delle case.
Credo o Dio, che ti compiaccia, ora,
della tua grandiosa e mirabile arte
e di questo dono ti ringrazio immensamente.
Tu sei stato il vero pittore di quella natura
selvaggia e splendida. Tu hai creato la luce
e i colori che contemplai con gioia,
altrimenti tutto sarebbe stato più oscuro
delle ombre più cupe della notte…la tenebra.
Mi concedevo spesso di ammirare la tua opera
accovacciato sul tetto della mia casetta
esposta ad oriente, là dove nasce il sole
e mirarlo quando appariva lucente;
ammirare, poi, l’astro che scompariva
lentamente dietro la cima di quel monte,
che s’innalzava ad occidente ed il colore
del gelso che affondava le sue radici,
tenaci, di fronte alla porta di casa.
Mi vedevo sempre accerchiato dai monti
e limitato da quel poco di azzurro del cielo,
ma ciò mi dava sicurezza e serenità.
Il vento che scuoteva le chiome
degli alberi e dei vitigni, che producevano
il nettare per gli abitanti del luogo,
era una musica dolce e sublime,
che nessun musicista poteva esprimere.
E come cantavano gli uccellini la mattina,
come se ti ringraziassero, o mio Dio,
per il nuovo giorno che stava per nascere;
e il frinire mesto delle cicale e il trillare
dei grilli nella sera, come se piangessero
per il giorno che stava morendo.
Quando scendeva il buio tutti zittivano,
ma si accendevano le mille e mille
minuscole lanterne delle lucciole,
che danzavano nell’aria i loro ritmi,
come minuscole stelle vaganti.
Il mondo oltre quei monti mi era
sconosciuto e forse ostile e inospitale.
La valle era una gabbia di smeraldi,
l’aria era cristallina, tersa e trasparente
come i vetri puliti delle case e il cielo
di un azzurro che lasciava senza respiro.
Grazie o Dio onnipotente per
tutto ciò che hai creato per me
e per tutta l’umanità…… Amen
Commenti
Con i tuoi versi, mi hai estasiata, Luigi!
GRAZIE!
Lieta settimana Luigi.
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